Scoperto ufficialmente nel 2017 – qui il nostro video – il Campo di Concentramento di Montorio, oggi, dopo un primo intervento di riordino, viene restituito alla città per diventarne uno dei luoghi simbolo della Shoah e di tutte le sue vittime. Utilizzato nella Seconda Guerra Mondiale come campo di concentramento e luogo di detenzione per prigionieri politici ed ebrei. Il Campo, oggi chiamato “DAT Colombara”, è stato individuato grazie ad una ricerca storica svolta dall’associazione Montorioveronese.it. Sembra una vecchia casa di campagna, danneggiata dal trascorrere del tempo e dall’aggressione della vegetazione, si presenta così un luogo della Memoria andato dimenticato dalla storia e dal ricordo civile per oltre 70anni tra i campi di Montorio e San Michele. L’area è stata ripulita da rifiuti e vegetazione, sono state messe le recinzioni per la limitazione del percorso di visita e la messa in sicurezza degli spazi attorno allo stabile non ancora recuperato. All’esterno nell’area verde, i cartelli informativi,sulla sto ria del luogo e sul suo ritrovamento. L’intervento è ad opera delle associazioni Figli della Shoah e Montorioveronese.it, in collaborazione con la Regione Veneto, Comunità ebraica di Verona, Comune , Agsm-Aim e Amia.

Oggi, in seguito alle celebrazioni del Giorno della Memoria, oltre a ricordare i drammatici accadimenti di cui il luogo è stato protagonista, sono stati anche presentati gli interventi effettuati per il suo riordino e pulizia. Presenti, oltre al sindaco Federico Sboarina, i presidenti dell’associazione Figli della Shoah Daniela Dana Tedeschi e dell’associazione montorioveronese.it Roberto Rubele. Sono inoltre intervenuti, in rappresentanza del Prefetto il capo di Gabinetto Daniela Chemi, il presidente della Provincia Manuel Scalzotto, il consigliere nazionale dell’associazione figli della Shoah e della comunità ebraica di Verona Roberto Istrael, il vescovo monsignor Giuseppe Zenti, l’onorevole Vincenzo D’Arienzo e rappresentanti dell’Esercito. E, ancora, il presidente di Agsm-Aim Stefano Casali, di Amia Bruno Tacchella, del Consorzio Zai Matteo Gasparato, della Fiera Maurizio Danese, il comandante della Polizia locale Luigi Altamura.

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“Questa struttura è un segno tangibile di quanto è successo – sottolinea il sindaco –. Abbiamo il dovere di non dimenticare e luoghi come questo, soprattutto per le nuove generazioni, sono una straordinaria testimonianza. Ognuno di noi, nel proprio ruolo, deve essere portatore di questi ricordi, non solo per darne memoria ma, soprattutto, per far comprendere agli uomini e alle donne di domani l’atrocità e il dolore che sono stati generati dall’odio per l’umanità. Solo così possiamo sperare di costruire un futuro migliore e una società più giusta, affinché certe tragedie non si ripetano mai più”.
“E’ per certi versi incredibile che a quasi 80anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale – dichiara la presidente dell’associazione Figli della Shoah Tedeschi – ci siano ancora luoghi della ‘Memoria’ dimenticati. Per troppo tempo questo campo di Concentramento è rimasto nascosto, invece di diventare un luogo simbolo, una testimonianza per le giovani generazioni. Grazie agli interventi di valorizzazione effettuati, ora l’area è visitabile e diventerà un luogo di conoscenza e storia”.

“Praticare la memoria – precisa la Segre nel suo scritto letto dalla presidente Tedeschi de ” Figli della Shoah” – aiuta a mantenere in buona salute la democrazia. La memoria dei luoghi ha una valenza particolarissima, perché il paesaggio è di per se un elemento di richiamo. Ci sono spazi, angoli senza nome, che hanno un’anima e che costituiscono memento. Sapere da dove veniamo è fondamentale per comprendere dove possiamo e dove vogliamo andare”.