(di Yuri Fanini*) Ho letto l’editoriale sul vostro giornale dal titolo “Proporzionale o maggioritario?” in merito al sistema elettorale e al fallimento dei partiti. Auspicando di aprire un dibattito di merito al quale possano aggiungersi altri contributi, offro la mia riflessione.
Nell’attuale panorama nazionale uno dei temi sicuramente meno interessanti e che fanno meno presa sui cittadini è proprio il dibattito sulla legge elettorale. Non se ne percepisce la portata perché giustamente (ma solo apparentemente) non ha immediati riflessi sulla vita reale di ogni giorno di ognuno di noi. Ma decidere le regole del “gioco politico” che piaccia o non piaccia è cruciale per l’esistenza stessa della democrazia. Termine abusato negli ultimi anni ed utilizzato a sproposito. Gli ultimi tentativi di modifica della legge elettorale hanno accontentato periodicamente gruppi di partiti di volta in volta diversi, in una sorta di cambiale per la garanzia di sopravvivenza nell’arco costituzionale.
Per fare in modo di creare una maggioranza stabile per poter governare, il cappello dentro cui rientra la mia proposta parte dalla Gran Bretagna che vanta una tra le leggi elettorali più antiche (200 anni) ovvero l’uninominale maggioritario. Fin qua nulla di innovativo. La vera differenza sta nella modalità con cui si sceglie chi sarà eletto.
La paragonerei ad una sorta di gara “economicamente più vantaggiosa”, per chi è avvezzo al Codice degli Appalti. Mi spiego meglio. Sarà eletto in ciascun collegio uninominale chi ottiene il punteggio più alto. Il 50% deriverà dai voti presi, il 50% da criteri oggettivi come laurea, ruoli avuti negli enti, corsi di formazione ad hoc ed altri indicatori il più possibile oggettivi. Tale sistema avrebbe due vantaggi: orientarsi verso il merito elettorale ed un merito curriculare; e sarebbe più democratico poiché non sempre i più meritevoli hanno una disponibilità economica per condurre una campagna elettorale, i cui costi sono importanti ed oggi favoriscono le persone ricche molto più di quelle meno facoltose.
In questo modo si potrebbe ridurre l’impatto economico di ciascuna elezione per ciascun candidato. Un tale criterio misto (elettorale-meritocratico) avrebbe l’ulteriore vantaggio di garantire maggiore autonomia e terzietà all’eletto, poiché non dovrà necessariamente chiedere finanziamenti a questo o quel gruppo di interesse e si costringerebbe, da un lato, le segreterie di partito a scegliere il candidato migliore, e dall’altro ciascun cittadino che vorrà servire il suo Paese nella politica attiva dovrà essere consapevole che non basterà ottenere il favore del capo segreteria politica, e nemmeno essere ricco, ma la propria storia formativa e professionale avrà un peso specifico determinante. A chi non piacerebbe vedere un Parlamento con meno improvvisati, meno yes man del leader, meno burattini di interessi terzi, e più cittadini del popolo di ogni categoria e ceto sociale?
* consigliere comunale di S.Giovanni Lupatoto