(di Michele Bertucco) Delle modifiche statutarie della Fiera si parla da tempo, precisamente dall’ultimo aumento capitale che si era reso necessario non solo per rimediare al blocco delle attività causate dalla pandemia, ma anche per rilanciare un gestione dell’ente non proprio irreprensibile che già nel 2019, prima del Covid, aveva costretto a vendere il parcheggio multipiano alla Polo fieristico Spa (quindi a se stessa e al Comune) per evitare di chiudere in perdita il bilancio. Poi più nulla. Abbiamo ragione di credere che a breve la giunta calerà dall’alto una proposta di delibera scritta non si sa da chi (di certo non dall’assessore Bianchini) che avanzerà le famose modifiche.
Alcuni dei contenuti di questa proposta circolano di già, e prevedono innanzitutto un aumento delle poltrone del consiglio di amministrazione che passeranno da 5 a 7 posti compreso il presidente. Al Comune di Verona sarebbe assicurata la nomina di due consiglieri fintanto che manterrà una partecipazione di almeno il 28%. La domanda quindi sorge spontanea: il Comune ha intenzione di scendere ancora dall’attuale 39,48%?
Altra novità: si istituirà la figura dell’amministratore delegato, che non sarà necessariamente sostitutiva di quella del direttore generale, nel senso nulla vieterà al cda di incardinare l’una e l’altra con relativo e ulteriore aggravio di costi. La vera novità qui consisterà in un qualche meccanismo che renderà dipendente l’ad dal placet di Fondazione Cariverona.
Fondazione la spunterà anche sul tema dell’eliminazione della clausola di gradimento. Questo significa che potranno diventare soci e sedere nel cda anche eventuali concorrenti. Qualora gli altri soci siano contrari, dovranno motivare la loro posizione. Di fatto però non potranno fare nulla, dal momento che il nuovo statuto blinderà la decisione del socio che decida di vendere ad altri le proprie azioni.
Sono modifiche pesanti che vengono avanzate in assenza di un piano industriale che funga da bussola e in assenza di discussione in Consiglio comunale, l’organo politico che è l’unico e vero titolare delle azioni della Fiera in possesso del Comune. Queste modifiche rispondono ad interessi e a piani che non sono stati esplicitati e che l’amministrazione Sboarina si prepara a subire supinamente in cambio di una poltroncina per la sua corte.
Perché la proposta di delibera è imminente? Perché senza l’approvazione in Consiglio comunale l’assemblea dei soci della Fiera non potrà a sua volta deliberare, e una riunione sul tema, fissata per il 10 febbraio, è già stata probabilmente disdetta.