Prima della crisi energetica, i distretti alimentari veronesi correvano a vista d’occhio: a settembre 2021, infatti, la crescita delle esportazioni di vini, carni e dolci era stata di 165 milioni€ rispetto allo stesso periodo del 2019, un bel più 12%. Complessivamente , va sottolineato, questi tre distretti non hanno vissuto il dramma del lockdown: le esportazioni al terzo trimestre 2019 erano ammontate a 1,337 miliardi€; un anno dopo, in piena pandemia, erano cresciute a 1,356 miliardi per arrivare poi a 1,502 miliardi € alla fine del settembre scorso. Lo rivela il report di Intesa SanPaolo sui distretti italiani dell’agroalimentare che stanno trainando le nostre esportazioni arrivando al settembre scorso a ben 16 miliardi€ a fronte 14,9 del settembre 2020 e dei 14,4 dello stesso periodo del 2019.
Come si collocano i prodotti scaligeri? nel vino il primato di Langhe, Roero e Monferrato (quindi Barolo, Barbaresco e tutti i grandi piemontesi) è inavvicinabile, ben 1,4 miliardi € di export (208 milioni in più sul 2019), ma Amarone e gli altri vini veronesi rappresentano il secondo polo d’esportazione italiano con 804 milioni di vendite al settembre scorso (38 milioni in più rispetto al 2019). Il Prosecco – nonostante il momento d’oro e la “benedizione” del sistema regionale – non arriva a 600 milioni…
Terzo posto in Italia per le carni veronesi dopo Parma e Modena: è il settore agroalimentare che cresce di più in termini numerici, ben 86 milioni in due anni, ed è un settore che non ha mai conosciuto fasi di assestamento.
Pandori, colombe e merendine veronesi non hanno avuto contraccolpi dalla pandemia: la crescita nel biennio è stata costante passando da 189 milioni di export al settembre 2019, ai 205 dell’anno successivo, ai 230 del 2021: la crescita è stata di 41 milioni che è un dato straordinario. A livello nazionale, Verona è ovviamente lontana dal distretto piemontese (l’export di Ferrero fa la differenza e pesa quasi un miliardo) e dalla confetteria piemontese, ma la sua leadership specifica non è in discussione.
Questo il report nazionale di Intesa SanPaolo: nel terzo trimestre del 2021 le esportazioni a prezzi correnti dei distretti agro-alimentari italiani proseguono su un sentiero di crescita che non si è mai arrestato, neanche in piena pandemia, e arrivano a sfiorare 5,6 miliardi (+8,9% tendenziale, +12,7% rispetto allo stesso periodo del 2019). I valori esportati quasi eguagliano quanto realizzato nel secondo trimestre del 2021 e rappresentano il terzo miglior risultato di sempre (dopo il record segnato nel quarto trimestre del 2020). Il bilancio dei primi nove mesi del 2021 raggiunge quota 16,4 miliardi, cifra che non era mai stata raggiunta nei primi nove mesi dell’anno (+9,8% tendenziale, +14,1% rispetto ai primi nove mesi del 2019). Le esportazioni distrettuali agro-alimentari proseguono quindi a gonfie vele verso il traguardo dei 20 miliardi di euro per fine anno, cifra record già raggiunta nel 2020.I distretti dei vini si lasciano alle spalle il risultato negativo del 2020 e realizzano nei primi nove mesi del 2021 una crescita a due cifre sia nel confronto con il 2020 (+14,6%) che con il pre-pandemia (+11,7%). Maggior contributo dal distretto dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato che cresce di oltre 200 milioni rispetto ai primi nove mesi del 2019 (+17,9% tendenziale; +16,3% rispetto al pre-pandemia). Ottima performance anche per i Vini dei colli fiorentini e senesi, che realizzano 87 milioni di export in più rispetto al pre-crisi (+23,9% tendenziale; +17% rispetto allo stesso periodo del 2019).
Vola l’export dei distretti agricoli, che nel complesso realizzano 500 milioni in più rispetto al periodo gennaio-settembre 2020. Tutti i distretti sono oltre i livelli pre-crisi: si distinguono in particolare la Nocciola e frutta piemontese (+34% tendenziale e +35,6% rispetto al pre-crisi) e il Florovivaistico di Pistoia (rispettivamente +37,3% e +39,3%).
Ottima performance nei primi nove mesi del 2021 anche per i distretti della pasta e dolci, in primis Dolci di Alba e Cuneo (+15,3% tendenziale, +13,6% rispetto al pre-pandemia) e il comparto pasta dell’Alimentare di Parma (rispettivamente +3,1% e +31,3%).
Forte recupero nel periodo gennaio-settembre anche per i distretti delle carni e salumi (+16,4%) dopo un 2020 chiuso in sostanziale parità. Trainano la crescita le Carni di Verona (+16,7% tendenziale e +22,7% rispetto ai primi mesi del 2019) e i Salumi del Modenese (rispettivamente +20% e +12,5%).
“Soffre” nel confronto con un 2020 da record la filiera delle conserve (-5,4% tendenziale), che si posiziona comunque nei primi nove mesi del 2021 su livelli superiori rispetto allo stesso periodo del 2019 (+4,6%). Frena la crescita il comparto conserve dell’Ortofrutta e conserve del foggiano (44 milioni in meno rispetto al pre-crisi). Stessa dinamica per la filiera del riso (-6,7% tendenziale ma +5,8% rispetto ai primi nove mesi del 2019). In sostanziale parità nei primi nove mesi del 2021 la filiera dell’olio (-0,9% tendenziale; +6% rispetto allo stesso periodo del 2019).
Molto positiva anche l’evoluzione dei distretti del lattiero-caseario (+17,5%) in forte recupero rispetto al pre-pandemia (+13,8%); crescono a due cifre i distretti del caffè(rispettivamente +12,9% e +20,4%); porta a casa un risultato positivo la filiera dell’ittico (+19,2% tendenziale) anche se non recupera il gap rispetto al pre-crisi (-4,1%).
Infine, per quanto riguarda i paesi di destinazione dell’export dei distretti agro-alimentari italiani, nei primi nove mesi del 2021 si registrano risultati positivi verso tutti i principali partner commerciali: in primis Germania (+5,7% tendenziale), Stati Uniti (+16,2%) e Francia (+9,6%). In calo i flussi verso il Regno Unito (-8,7%), che dal primo gennaio 2021 non è più parte del territorio doganale e fiscale dell’Unione Europea.