Due interviste di spessore in due settimane. Una al Corriere della Sera e l’altra a La Stampa. Lorenzo Fontana, leader della Lega veronese e vice Salvni, si sta accreditando come uno dei politici più preparati cui Salvini affida il compito di delineare le posizioni del partito su tematiche moltosensibili, sia di politica interna che di politica internazionale. Un compito che Fontana sta svolgendo benissimo.
Nella sua intervista al Corriere all’indomani della rielezione di Mattarella aveva comunicato la linea della Lega nei confronti degli alleati con toni tesi a spegnere qualsiasi focolaio polemico, ben consapevole che trasferire sul territorio la rottura, pur temporanea, al livello nazionale sarebbe stato pericoloso per la coalizione.
Nell’intervista di ieri a La Stampa Fontana come responsabile della politica estera della Lega parla della crisi ucraina. Usa toni moderati. E conferma prudentemente la posizione atlantista del Carroccio, ma senza rinnegare i tradizionali rapporti amichevoli con la Russia che, osserva, non va buttata nelle braccia della Cina, che è il vero problema, sia per l’Europa che per gli Stati Uniti. E sulla gestione della crisi ucraina si permette una punzecchiatura a Draghi. Non si è fatto sentire come avrebbe potuto, sostiene Fontana e l’Italia è stata silente su un problema che, se non risolto, potrebbe avere conseguenze devastanti anche sul nostro paese. L’Italia avrebbe potuto svolgere un ruolo importante di mediazione che l’avrebbe accreditata ulteriormente sullo scenario internazionale. Ma è stata zitta.
E’ molto diplomatico Fontana e arriva perfino ad ammettere, nel caso l’Occidente lo decidesse, ulteriori sanzioni. Ma, precisa, solo a patto che non danneggino la nostra economia, ricordando il miliardo di euro all’anno che costano al Nordest quelle decise nel 2016. Dialogare con la Russia è utile e necessario, soprattutto per la nostra economia e non dev’essere preso come una manifestazione di debolezza. Ma di grande maturità politica, come quella che sta dimostrando uno degli esponenti di punta della nuova Lega.