Una produzione europea di latte in leggera diminuzione (-0,3% fra gennaio e novembre 2021 su base tendenziale), con i principali Paesi produttori (Germania e Francia) che hanno ridotto le consegne rispettivamente dell’1,8% e dell’1,4%, dovrebbero spingere verso l’alto i prezzi del latte, con un risvolto positivo a partire dalle prossime settimane anche per l’Italia. È quanto emerge da un’analisi di Fieragricola, 115ª edizione della rassegna internazionale di agricoltura, in programma a Veronafiere dal 2 al 5 marzo, sulla base dei dati di Clal.it, principale portale di riferimento del settore lattiero caseario.
Alla vigilia della stagione primaverile che, solitamente, spinge verso l’alto le produzioni di latte nell’Emisfero Nord, l’Unione europea potrebbe registrare un’accelerazione molto meno vivace rispetto agli anni precedenti, per una concomitanza di fattori che spingerebbero le stalle a rallentare la corsa, con beneficio chiaramente sui prezzi di latte, formaggi (le quotazioni delle principali Dop europee sono in crescita), burro e polveri.
Il boom dell’energia. I dati elaborati da Teseo.Clal.it dicono che nei primi 14 giorni di febbraio i prezzi dell’elettricità sono cresciuti del 238% sullo stesso periodo del 2021, il gas naturale vale il 327% in più, il petrolio il 50% in più, i costi dei trasporti sono aumentati del 115% rispetto a febbraio di un anno fa. Una corsa insostenibile per la catena di approvvigionamento, che colpisce tutti gli anelli della filiera.
Le stalle, in aggiunta, devono fronteggiare anche i rincari legati alla mangimistica. Il prezzo del mais a uso zootecnico costava a gennaio il 32% in più rispetto a gennaio 2021 (e il 67% in più rispetto a dicembre 2019); la soia è passata dai 328 €/ton di maggio 2019 a 621,5 €/ton di media nell’ultimo mese (+89%, con una crescita del 23,3% rispetto a febbraio 2021); il fieno di erba medica pressato è quotato su valori più elevati del 36% in più al confronto con febbraio 2021 e l’erba medica disidratata in balloni è proiettata a raggiungere il prezzo record degli ultimi 22 anni (solo nel 2014 raggiunse un valore più elevato, 268 € alla tonnellata).
Bene anche l’Italia. Le proiezioni degli analisti di Clal.it ipotizzano un rafforzamento del mercato italiano nelle prossime settimane dalla quota attuale di 40,50 €/100 litri, contro una media Ue-27 dello scorso gennaio di 41,79 €/100 chilogrammi.
Anche il prezzo del latte «spot» (cioè il latte in cisterna, soggetto cioè a contratti di fornitura per un tempo non superiore ai tre mesi, il cui prezzo è rilevato settimanalmente nelle Borse merci di Verona e Milano, ndr), che già oggi si colloca su valori di 45 e 46 €/100 kg (il 22,5% in più circa rispetto ai valori di 12 mesi fa), dovrebbe mantenersi su quotazioni vivaci.
«Lo scenario di mercato non è completamente inedito, ma si potrebbe definire insolito – spiega Angelo Rossi, fondatore e direttore del sito Clal.it -. I prezzi del latte spot in Italia sono più bassi rispetto a quelli rilevati in Germania, con la conseguenza che, anziché importare latte dall’estero, è l’Italia che esporta». In particolare, a trarre beneficio di mercato dall’alleggerimento dei volumi di latte prodotti in Italia ed esportati all’estero, sarebbe il circuito del Grana Padano Dop, la cui minore produzione (-2,1% a gennaio rispetto allo stesso mese del 2021) consentirebbe di alleggerire gli stock, mantenendo i prezzi di vendita soddisfacenti e trascinando su un quadrante positivo l’intero settore lattiero caseario, alla luce del fatto che il Grana Padano assorbe circa il 24% del latte prodotto in Italia.
Per il nostro Paese, dunque, potrebbe esserci ancora qualche margine di crescita delle produzioni interne di latte, dopo due anni di consegne sostenute (+4,5% nel 2020 sul 2019 e +3% nel 2021 sul 2020), anche se sarebbe prudente non eccedere. «Siamo in una fase in cui l’inflazione è aumentata e, insieme all’incognita della pandemia, potrebbe avere qualche ripercussione negativa sui consumi», spiegano dal Team di Clal.it.