A Verona le elezioni potrebbero essere il 12 giugno. Eventuale ballottaggio il 26. Data decisamente troppo vacanziera per ipotizzare grande affluenza. La decisone dipende dal Ministro degli Interni. Ma comunque quello è il periodo. Non manca molto.
L’attenzione è sul centrodestra. Non solo perché rappresenta la stragrande maggioranza dei veronesi, ma anche perché le tensioni e le contraddizioni che lo attraversano fanno venire in mente il 2002, quando per colpa dei capi romani la città venne regalata alla sinistra per cinque anni. Tensioni e contraddizioni che non aiutano e non accennano a diminuire sul livello nazionale.
Fino a un mese fa si diceva: lascia pure che la Lega minacci di correre da sola, tanto poi ci pensano i capi-partito a obbligare a stare tutti assieme. Le logiche nazionali non permetteranno che il centrodestra si divida a Verona. Le ultime parole famose… di punto in bianco le parti si sono invertite. A Verona Lega e FdI si sono messi d’accordo. Mentre si sono messi a litigare a Roma.
Lega e FdI sosterranno Sboarina. Ma manca ancora un pezzo: Forza Italia. Anche se non ha più i consensi di un tempo, rimane una sigla importante. Sono in corso tentativi per recuperarla alla coalizione. Ma non sarà facile. Pesa il fatto che è stata tagliata fuori dall’amministrazione uscente e che questo ha portato la dirigenza ad avvicinarsi a Tosi al punto che il consigliere regionale azzurro, Bozza, è un tosiano di ferro. Ma in politica mai dire mai.
E allora facciamo due conti. Al primo turno il centrosinistra pare non possa superare il 25%, dato storico e dei sondaggi. Tosi, che corre per conto suo, è accreditato di un 10/15%. Sommando questi due dati si raggiunge un 35/40%. Cui si potrebbe aggiungere quel che resta dei grillini, che tra l’altro hanno perso i loro consiglieri comunali, ma che non spostano più di tanto questi numeri. Ciò significa che il fronte che appoggia Sboarina (Lega, FdI, civiche) potrebbe vincere al primo turno. Cosa che sarebbe facilitata dal recupero di Forza Italia.