Confartigianato Imprese Veneto esprime una forte preoccupazione per le prime sanzioni in arrivo da Stati Uniti e Unione Europea alla Russia. “La crisi si aggrava e si concretizzano i timori delle imprese manifatturiere, e non solo per il caro energia. All’orizzonte”, spiega il presidente regionale Roberto Boschetto, “ci sono anche l’aumento dei prezzi delle commodities, difficoltà nel reperimento di materie prime, l’aumento dei costi del trasporto via container e la riduzione delle esportazioni verso Russia e Ucraina, che per il Veneto manifatturiero valgono quasi un miliardo e mezzo l’anno, il 3,4% sul totale dell’export del manifatturiero regionale”.
Partendo proprio dall’export, si nota come le conseguenze del precedente conflitto russo-ucraino di otto anni fa si siano scaricate interamente sulle esportazioni verso la Russia, che, tra il 2013 e il 2021 per l’Unione Europea a 27 segnalano un calo del 23,4%. Con una maggiore penalizzazione del made in Italy (-29,3%). Il Veneto era sul podio come terza regione più presente nel mercato russo: nove anni fa con ben 1,3 miliardi di merci vendute, e oggi al contrario è la terza più colpita dal crollo, con un calo in questi otto anni di 346 milioni (-25,2%).
Numeri importanti, considerando che il Veneto è ancora la terza regione in Italia per esposizione sul mercato russo, con quasi 1 miliardo nei primi tre trimestri del 2021 e un’incidenza dell’export manifatturiero sul valore aggiunto del territorio dallo 0.89% (secondo valore più alto in Italia dopo l’1% dell’Emilia Romagna). E va aggiunto che rischia anche il mercato ucraino, che ancor oggi vale comunque 335 milioni.
“Nonostante le conseguenze di lungo periodo della crisi in Crimea del 2014“, spiega Boschetto, “con le prime sanzioni economiche a Mosca è salita la dipendenza del nostro Paese dal gas russo. Motivo per guardare con maggior preoccupazione alla tensione attuale. L’Italia ha registrato nel 2021 un interscambio con la Russia di 7,7 miliardi di export e di 13 milioni per l’import, di cui il 53,5% è costituito da petrolio greggio e gas naturale. Inoltre la Russia rappresenta per il Veneto un mercato rilevante nel manifatturiero per i settori a maggiore concentrazione di PMI, che vale il 40% del totale export regionale, con moda e mobili come protagonisti. Le esportazioni nel 2021 erano in ripresa ma ancora lontane dal pre-covid, e le cose peggioreranno nei prossimi mesi. Ci auguriamo”, conclude, “un veloce disgelo della tensione e un impegno a evitare un insensato conflitto. Alla politica chiediamo di favorire un dialogo che eviti inutili alterazioni di un mercato internazionale già molto delicato”.
La tabella qui sopra conferma che in otto anni, dal 2013 a 2021, Verona ha perso il 36% delle sue esportazioni verso la Russia, scendendo da 267 a 171 milioni l’anno: peggio hanno fatto solo Venezia e Padova. “L’escalation della crisi ucraina, oltre ad ampliare gli effetti della crisi energetica, è un ulteriore fattore critico per il manifatturiero veronese”, aggiunge Roberto Iraci Sareri, presidente di Confartigianato Imprese Verona, “stretto nella tenaglia di tre variabili di crisi: aumento dei prezzi delle bollette energetiche e dei carburanti, difficoltà di reperire materie prime e personale, lunghi tempi di consegna e aumento dei costi del trasporto via container”.
“Purtroppo temiamo che il peggioramento delle tensioni dia il colpo finale con un ulteriore rialzo delle borse elettriche e del gas. Per decenni nelle politiche energetiche l’Italia è sembrata sempre andare a rimorchio dei Paesi europei più influenti e questo ora potrebbe costarci caro. Ormai non si può più ragionare solo in termini di ristori, pannicelli caldi che finiscono per non incidere sulle difficoltà delle imprese. Bisogna mettere mano una volta per tutte”, conclude Iraci Sareri, “al futuro energetico del Paese adesso. Non quando arriverà un’altra crisi internazionale a bastonarci ulteriormente”.