“Nature Medicine” ha pubblicato una ricerca fatta su più di 150mila pazienti guariti dal Covid che ha dimostrato che rischiano l‘ictus il 52% in più di chi non si è mai ammalato del virus. Addirittura per questa categoria il maggior rischio di scompenso cardiaco è del 72%. Il dato è preoccupante. Negli ultimi decenni la mortalità per malattie cardiovascolari, che in Italia colpiscono 7,5 milioni di persone, si era più che dimezzata. Il Covid sta annullando quello che la medicina ha fatto in tutti questi anni in termini di terapia e di prevenzione. Su questo incide anche il fatto che la pandemia ha inciso fortemente sulla medicina preventiva. Da un’indagine della Società Italiana di Cardiologia fatta su 45 ospedali emerge che il 68% ha ridotto i ricoveri programmati dei pazienti cardiopatici, il 50% ha diminuito l’offerta degli esami diagnostici e il 45% ha tagliato le visite ambulatoriali. Il 22% ha dovuto addirittura ridurre i posti letto in terapia intensiva cardiologica (Utic), mentre il 18% degli ospedali ha diminuito il personale medico in Utic e il 13% quello infermieristico. Tutte conseguenze del Covid. In Italia le malattie cardiovascolari sono il 44% delle cause di morte i tutte e l’infarto cardiaco è la principale causa di morte (28%). La pandemia ha aggravato il rischio perché gli italiani hanno fumato e bevuto di più e sono anche aumentati di peso. Se a questi effetti indiretto s’aggiunge il dato preoccupante della maggior predisposizione alle malattie cardiovascolari indica dal Covid dobbiamo rilevare che anche se sta passando l’emergenza il virus continua a fare danni a distanza.