(di Maddalena Morgante) La fotografia è eloquente: un manifesto che mostra una bellissima bambina nel grembo della sua mamma. Niente di sconvolgente, è quello che accade a ciascuno di noi una volta concepiti. I nove mesi più sereni della nostra vita, probabilmente. Ma mostrare la vita nascente è bastato per scatenare una battaglia ideologica: questa foto – infatti – sarebbe sessista, una mercificazione del corpo femminile, una violazione delle libertà individuali. Così, almeno, per l’assessore alle Attività Produttive e Pari Opportunità di Roma, Monica Lucarelli.
I manifesti erano stati affissi da Pro Vita & Famiglia sulla vita nascente, ma ora verranno tolti. Forse dà fastidio lo slogan “Potere alle donne? Facciamole nascere!”. Ma guardate la foto: cosa vedete? Cosa raffigura? Mi chiedo: perché voler censurare un messaggio a favore della natalità, del sostegno alle mamme e del diritto alla vita? Eppure non è la prima volta che assistiamo a questo tipo di censure! Nella foto della bambina nella campagna pubblicitaria, l’assessore Monica Lucarelli (una donna!) ravvisa alcuni di questi contenuti: “stereotipi e disparità di genere, messaggi sessisti, violenti, mercificazione del corpo femminile” e una violazione “delle libertà individuali, dei diritti civili e politici”.
Mi chiedo dove sia l’assessore Lucarelli quando il corpo delle donne viene usato per vendere dentifrici, automobili, canali televisivi. O dove l’assessore veda una violazione dei diritti civili. Il manifesto chiede di violare qualche legge dello Stato? O mostra semplicemente – ed è questo che fa realmente paura – che nel grembo materno non ci sono semplici grumi di cellule, ma esseri umani che stanno naturalmente crescendo.
La triste realtà è che promuovere la vita è una cosa di cui una certa parte del nostro Paese ha molta paura. È diventato un tabù dogmatico, semplicemente non se ne deve parlare! E a me suscita scandalo che sia una donna, alla vigilia della festa della donna, in un Paese sempre più violento nei confronti delle donne, a voler negare ad una bambina il diritto di poter dire: io esisto!