(di Paolo Danieli) Martedì in Commissione Affari Costituzionali della Camera inizierà la discussione sul ddl costituzionale per l’elezione diretta del Presidente della Repubblica proposta da FdI.
Il presidenzialismo è un vecchio cavallo di battaglia della destra. Fu Almirante il primo a lanciare l’idea nei primi anni ’70, beccandosi l’accusa di voler instaurare una dittatura. Oggi neanche la sinistra arriva più a fare accuse così assurde. Restano comunque delle resistenze, che però, alla luce di quanto accaduto con la ri-elezione di Mattarella, paiono sempre più deboli. Ben venga allora l’inizio dell’iter parlamentare per la riforma presidenzialista. Sarà anche un test per verificare la compattezza del centrodestra. E potrebbe anche essere l’occasione per il suo ricompattamento. Prima firmataria del ddl è la Meloni. E’ quindi lei che ha il pallino in mano. Nel senso che il successo dell’iniziativa e del futuro del centrodestra dipende da come si muoverà. Ecco perché.
Se il Presidenzialismo è il cavallo di battaglia della destra, l’Autonomia è quello della Lega. Il Veneto e la Lombardia nel 2017 hanno organizzato un referendum per avere la legittimazione popolare della richiesta di Autonomia differenziata, giustificata oltretutto dal fatto che esistono ben 5 regione che già ce hanno. In Veneto il 98,8% degli elettori si è espresso in favore dell’Autonomia. FdI si è dichiarato contrario ai referendum e non ha mai fatto mistero di esserlo anche nei confronti delle istanze autonomiste in nome dell’inveterato centralismo statalista.
Adesso c’è l’occasione per la quadratura del cerchio. Alleanza Nazionale prima e FdI poi hanno sempre detto che per garantire l’unità nazionale l’Autonomia o il Federalismo si sarebbero potuti realizzare solo con il contrappeso della Repubblica Presidenziale. Ecco allora che il gioco è fatto: la Meloni accetta che venga concessa l’Autonomia a quelle regioni che l’hanno richiesta in cambio dell’appoggio al suo progetto di riforma presidenzialista. E’ questa la chiave per realizzare una seria riforma della Costituzione e nel contempo ricompattare il centrodestra. Semplice no?