(b.g.) Chissà cosa direbbe oggi Aventino Frau vedendo il centrodestra nuovamente alla ricerca di un “bravo saldatore” per tenere unite le diverse anime che lo compongono; e chissà quanto sorriderebbe vedendo che finalmente la politica bresciana-veronese si pone come obiettivo fattibile quella regione del Garda da lui prefigurata nei primi Anni Sessanta.
Sono due domande, ovviamente, senza una risposta possibile. Aventino ci ha lasciato, il 12 marzo di due anni fa, confermando, col peso per noi della sua assenza, quanto sia stato “utile” per la nostra comunità e accentuando il rimpianto per il vuoto di un politico di razza, capace di mediare, ma anche di far valere quella spina dorsale tutta bresciana, da uomo di monti e alto lago, abituato alla chiarezza del mattino. Partiamo dal centrodestra scaligero: Aventino Frau ha reso plastico un concetto molto semplice che risulta per molti incomprensibile persino oggi: in politica vince il candidato che meglio rappresenta la propria gente, e questo pesa molto di più delle alchimie, delle formule imposte dall’alto. Vent’anni fa, politico tutto d’un pezzo, per far valere questo principio ruppe un legame solido con Berlusconi e consentì l’ultima vittoria del centrosinistra in città. Una rottura umanamente non facile, dato che Frau di Forza Italia era stato uno dei primi motori a Verona imponendo la scelta di una giovane ricercatrice quale candidato sindaco: la prima e unica donna sindaco di Verona, Michela Sironi Mariotti.
Un politico capace di mediare, ma anche di battersi. Per non farlo vincere nella campagna per le Provinciali del 1995, la sinistra dovette unirsi con la Lega…
Con Forza Italia, Frau era tornato in Parlamento dopo vent’anni di assenza. Con Forza Italia era diventato Senatore che per lui era il coronamento di un percorso iniziato come giovanissimo sindaco di Puegnago del Garda nelle fila (rumoriane) della Democrazia Cristiana.
A distanza di vent’anni, il centrodestra scaligero – davanti ad un successo praticamente già scritto – è tuttora diviso fra anime, sensibilità ed interessi assai diversi. Il rischio di un Zanotto-bis è dietro l’angolo. Un saldatore, un pontiere come Frau, potrebbe avere la forza di imporre una sintesi?
E la Regione del Garda? Di quella sua idea, la Comunità era l’embrione, il primo passo necessario per far nascere il progetto e fare le prime cose concrete davanti allo sviluppo ed allo sfruttamento incontrollato del Garda. E sarà un caso, ma anche oggi è un politico bresciano a cercare di riannodare la trama di questo disegno partendo, di nuovo, da una emergenza ambientale.
Dall’alto del buen retiro di San Zeno di Montagna, con quale animo avrebbe commentato Aventino tutto questo? Ne avrebbe tratto un libro come era uso fare davanti ai temi più appassionanti? Ne avrebbe ricavato qualche conferenza al Rotary? Senz’altro ne avrebbe scritto con la sua calligrafia minuta e precisa e la stilografica a correre sui fogli bianchi.
Non ci sono le risposte. Resta soltanto il ricordo di una persona perbene, di una gentilezza estrema, dalla conoscenza profonda, dall’amicizia illimitata. Troppo buona per tempi magri come questi.