I Farmacisti di tutta la provincia di Verona sono uniti contro l’atrocità della guerra in Ucraina e promuovono la raccolta nazionale in favore della popolazione per supportare gli interventi coordinati dalla Protezione Civile.
«In qualità di farmacisti, per definizione stessa della nostra professione, siamo naturalmente portati all’assistenza di chi si trova in stato di necessità – spiega Federico Realdon, presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Verona e della Consulta regionale degli Ordini -. Il desiderio di “fare qualcosa” da parte nostra e della cittadinanza vede la farmacia al centro delle richiese di donazione di medicinali e presidi utili all’emergenza umanitaria in atto. Con l’obiettivo di non disperdere le preziose risorse acquistando beni non rispondenti alle reali necessità del popolo ucraino chiediamo ai veronesi di aderire a questa specifica raccolta fondi che verrà indirizzata solo ad interventi mirati garantiti».
Per questo motivo e su indicazione delle FOFI, Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, l’intera rappresentanza dei farmacisti veronesi che comprendere oltre all’Ordine, l’Associazione farmacisti volontari in protezione civile, Federfarma, le farmacie comunali Agec, Farmacie Unite e Agifar l’Associazione dei Giovani farmacisti, ha deciso di unire le forze promuovendo una raccolta fondi da convogliare sul conto corrente dell’Associazione Nazionale dei Farmacisti Volontari aperto presso la Banca di Credito Cooperativo di Pianfei e Rocca de’ Baldi utilizzando il seguente Iban: IT93Q0875310202000000900184 Causale “Emergenza Ucraina”.
«Ci siamo già mossi in questi giorni con due interventi operativi – dice Paolo Pomari presidente dell’Associazione Farmacisti Volontari in Protezione Civile di Verona – consegnando 1.700 confezioni di farmaci acquistati con fondi giunti da tutte le nostre sedi italiane, mentre una seconda squadra veronese ha supportato logisticamente la Croce Rossa nazionale. In casi emergenziali di questa portata la generosità di tutti deve essere raccordata affinché anche il singolo euro o la singola medicina, specificamente richiesta dagli enti di soccorso ufficiali, arrivi davvero alle vittime».