(di Stefano Tenedini) “Non c’è alcun motivo logico e razionale per cui il costo dell’energia debba crescere in modo così sproporzionato: i russi non hanno chiuso le forniture, anzi, ci si finanziano la guerra all’Ucraina. L’aumento è legato sia alla speculazione che al timore di ciò che potrebbe succedere in futuro. Chiediamoci quindi cosa succederebbe se i rubinetti dovessero davvero chiudersi, e pensiamo a contromisure coraggiose. La Russia ci vende il 40% del nostro fabbisogno, circa 30 miliardi di metri cubi di gas l’anno: come la sostituiamo? E non solo in emergenza, ma con una vera strategia energetica che ci liberi da una dipendenza che è addirittura aumentata nel corso degli anni”.
Luca De Rosa, ingegnere veneziano e presidente di Global Power SpA, come manager (già in Hera ed Edison) conosce bene le dinamiche del mercato dell’energia. La società è attiva nel trading di energia elettrica e gas per la Pbblica amministrazione (tra i clienti oltre un migliaio di Comuni) ma anche per i privati, ai quali nel 2021 ha dedicato la newco Global Power Plus. La sua analisi non si ferma alla cronaca quotidiana fatta di bollette “esplosive” e aziende costrette a interrompere la produzione per gli extracosti, ma impatta sulle scelte di tutti: sia politiche che sociali e ambientali. E tra le conclusioni spicca l’impegno, oltre all’opportunità, di promuovere sempre più le fonti rinnovabili.
“Come affrontare la situazione? Trovando altri fornitori, come l’Algeria o alcuni Paesi Arabi. Il primo step è costruire altri impianti di rigassificazione: ci vorranno due anni, sempre che comitati e varie forze politiche non si mettano di traverso”, prosegue De Luca toccando il nocciolo del problema. I rigassificatori sono impianti che riportano allo stato gassoso il gas liquido trasferito via nave per la distribuzione e il consumo finale. In Italia ne abbiamo tre, di cui uno al largo del Delta del Po. Con i nuovi impianti potremmo ridurre la dipendenza dalla Russia, e sarebbe un buon inizio per una strategia energetica nazionale.
“Ma dovremmo coprire ancora 15 miliardi di metri cubi, una carenza che si farebbe sentire già a partire dall’inverno prossimo sulle famiglie e sulle imprese”, aggiunge. “Le fiammate e la volatilità dei prezzi aumenteranno poi anche i costi dei semilavorati e bloccheranno le aziende più energivore. Il secondo step è che il governo spinga per un blocco dei prezzi a livello UE, ma anche aiutare le società che vendono energia, e sulle quali pesano già due fattori: la differenza tra i tempi di acquisto e di incasso e le garanzie richieste dal sistema bancario. Il terzo elemento della strategia è puntare sempre più sulle energie alternative, visto che il sole costa ancora come prima… Infine il quarto necessario passo: meno burocrazia e procedure più rapide per autorizzare i progetti, ad esempio nel solare. E mai più una vicenda TAP: i processi di approvazione devono essere snelliti ma anche garantire che le iniziative strategiche per il Paese non possano essere fermate da polemiche pretestuose”.
“Senza le rinnovabili”, precisa De Rosa, “è inutile sperare di diventare autosufficienti: in Italia siamo e resteremo importatori, e la stessa energia alternativa – parlo del solare: l’eolico in Italia non è efficace – è interessante come sviluppi ma per sua natura non è prevedibile. Quindi non possiamo fare a meno di chi invece l’energia la possiede in abbondanza: il gas continuerà a servirci ma bisogna comunque spingere sulle rinnovabili, campo in cui non ci muoviamo abbastanza velocemente. A patto però, come dicevo, di eliminare i freni burocratici all’origine e sostituirli con controlli più severi e capillari”.
“Noi siamo fornitori del settore pubblico e del retail: clienti privati, famiglie e piccole attività sono in gran numero e in aumento, anche se la Pubblica Amministrazione pesa molto in termini di consumi. La nostra è una posizione tutto sommato “debole”, perché in quanto società di vendita siamo schiacciati da una parte dalla forza contrattuale dei produttori e dall’altra dallo Stato che ci chiede di versare le imposte subito, anche se paghiamo in anticipo la materia prima energia ma incassiamo quattro mesi dopo. Per questo insisto: non è una crisi energetica ma finanziaria. Nonostante questo non chiediamo soldi o aiuti a fondo perduto: vorremmo che fossero introdotti strumenti tecnici, ad esempio controgaranzie supportate da Sace, per bilanciare le garanzie richieste dalle banche”.
“Abbiamo anche scelto di insegnare ai nostri clienti come consumare meglio, perché questo porta benefici non solo a loro ma anche all’ambiente: per questo Global Power Service propone consigli, strumenti e prodotti per spendere meno”, sottolinea De Rosa. “Comunichiamo in che modo far pesare meno la bolletta: impianti di generazione di calore ad alta efficienza, sistemi di ricarica per l’e-mobility, installazione di fotovoltaico sul tetto, usare l’energia nei momenti in cui costa meno. Oppure suggerendo una comunità tra clienti che condividono i nostri valori di sostenibilità: community in cui il consumatore è più rilevante se l’energia la produce già oggi anche in proprio, a partire dalla dimensione condominiale”.
“A proposito di sostenibilità”, conclude De Rosa, “a volte mi chiedono come facciamo a certificare “green” l’energia che vendiamo. È ovvio che non esiste una rete dedicata che distribuisca elettricità “verde”, perché l’energia arriva da fonti molteplici e nessuno può promettere solo elettroni di quel colore! Il nostro impegno, al contrario, è compensare le inevitabili emissioni della produzione investendo nello sviluppo delle foreste e del solare, acquistando carbon credit per la CO2 non emessa, istituendo borse di studio sul settore”. Studi e progetti che potranno presto portare, si spera, a tante altre iniziative come il primo marciapiede in Italia pavimentato con pannelli fotovoltaici, in fase di realizzazione sull’isola di San Servolo a Venezia e al quale ha partecipato la stessa Global Power Service.