(s.t.) La platea del Teatro Nuovo era al completo, come per la “prima” di uno spettacolo a lungo atteso: eppure non era per una pièce teatrale, ma per la fotografia. Oltre 200 le persone presenti in sala per assistere alla presentazione de libro “Anche questo è amore”, realizzato dagli allievi dell’iPicky Academy. E molti spettatori alla fine hanno lasciato il teatro con gli occhi lucidi.
Dopo aver concluso il percorso di fotografia, gli allievi hanno deciso di impegnarsi per tutto il 2021, lavorando assieme al progetto fotografico che racconta venti diverse sfumature d’amore, vissute fra le quattro mura di casa. Presentando i vari passaggi, sul palco Veronica Zuccolin ha orchestrato una serata che non ha solo celebrato il progetto fotografico, ma ha letteralmente accompagnato per mano il pubblico in un emozionante dietro-le-quinte. Ha fatto emergere le paure e le titubanze dei fotografi nell’affrontare questo complicato e intimo compito, e ha fatto conoscere le storie dei soggetti fotografati e come essi abbiano accolto i fotografi nelle loro abitazioni… e in alcuni casi perfino sul divano per diverse notti.
Veronica Zuccolin ha inoltre moderato gli apprezzati interventi di Marco Rossi, psichiatra e sessuologo, e di Luciano Perbellini, il fotoreporter veronese fondatore di iPicky Academy che insieme a Monika Bulaj ha condotto passo dopo passo i giovani allievi a completare il progetto. La sensazione di chi ha assistito alla serata è che si sia è andati ben oltre la presentazione di un semplice per quanto curato libro di fotografie. E questo è avvenuto anche grazie ai “frammenti di viaggio” di alcuni interventi di Monika Bulaj durante i workshop, montati con grande attenzione da Valeria Lo Meo, cofondatrice di iPicky.
Filmati brevi ma che hanno coinvolto la platea e illustrato alla perfezione quanto lavoro ci sia dietro un progetto fotografico. Una iniziativa che nelle intenzioni non voleva essere solo una semplice rappresentazione della realtà o un racconto didascalico di situazioni, ma uno strumento capace di comunicare ai cuori di chi crede che quell’armonia silenziosa che chiamiamo amore sappia tessere il senso del vivere e che le nostre case ne siano i veri custodi e guardiani senza tempo. La risposta degli spettatori, molti dei quali dopo aver assistito all’evento hanno acquistato il libro, ha sicuramente soddisfatto gli autori.
Al racconto della serata conclusiva va aggiunto un dettaglio tutt’altro che marginale, e che anzi illumina l’iniziativa di una luce insolita, almeno per Verona. Stiamo parlando della collaborazione con Vecomp, un’impresa veronese che sviluppa e distribuisce soluzioni informatiche per aziende e professionisti. Il titolare Massimo Sbardelaro, egli stesso grande appassionato di fotografia, ha sostenuto il progetto fin dall’origine e contribuito alla realizzazione del libro mettendo a disposizione per lo svolgimento del corso la Academy aziendale, un vero e proprio “teatro” ricco di tecnologie. In un momento ancora segnato dalle restrizioni per il Covid, la Academy di Vecomp ha così offerto agli allievi tutto lo spazio necessario (e opportunamente distanziato) per lavorare e per imparare insieme ai professionisti l’arte della fotografia e qualche segreto del mestiere.
Una scelta, quella di Vecomp, che rientra a pieno diritto nella visione aziendale della sostenibilità: che non è solo ambientale, ma anche culturale e sociale. In una città come Verona – che è assetata di cultura e ne berrebbe sicuramente molta di più, se solo gliene venisse offerta abbastanza – questo contributo al territorio dovrebbe essere un esempio da imitare.