(di Stefano Tenedini) Si va scaldando ogni giorno di più l’atmosfera in casa Generali, alle prese con gli ultimi necessari posizionamenti in vista dell’assemblea in programma a Trieste in sede sia ordinaria che straordinaria il 27 e 29 aprile. Ieri pomeriggio la società ha annunciato di aver sospeso Luciano Cirinà, finora responsabile delle attività di Generali in Europa Centrale e Orientale e da sempre uomo del Leone. Dopo la presentazione della lista del CdA alternativo proposto da Caltagirone, ovviamente Cirinà era subito finito nel mirino perché indicato dal principale esponente della minoranza per il ruolo di AD al posto di Philippe Donnet, sempre che l’assemblea ribalti gli attuali equilibri.

Nel comunicato ufficiale, Assicurazioni Generali ha dichiarato di aver sospeso con effetto immediato e fino a ulteriore avviso Luciano Cirinà, Austria & CEE (ACEE) Regional Officer. “Generali precisa che, come comunicato a Luciano Cirinà, durante il periodo di sospensione restano validi tutti gli obblighi statutari o contrattuali derivanti dal rapporto di lavoro con la Compagnia, tra cui ogni responsabilità legata alla protezione delle informazioni confidenziali della Compagnia, l’adesione a tutte le regole e le policy interne, incluse quelle che regolano le relazioni con i media, gli analisti finanziari, le agenzie di rating, gli investitori e le authority, attività riservate esclusivamente alle funzioni preposte all’interno della Compagnia”. Sarà Giovanni Liverani, CEO di Generali Deutschland, ad assumere ad interim il ruolo di ACEE Regional Officer.

Il benservito a Cirinà, peraltro già ampiamente previsto e atteso , non frena comunque l’attivismo pre-assemblea. Venerdì lo stesso Cirinà si presenterà al pubblico insieme a Claudio Costamagna, indicato da Caltagirone come candidato presidente, per anticipare i progetti del nuovo possibile board, con un piano strategico per Generali alternativo a quello di Donnet: il punto focale del contrasto è la strategia poco incisiva dell’AD uscente sul lato M&A e una “tiepida” campagna acquisti internazionale.

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Luciano Cirinà, potenziale futuro AD di Generali
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Philippe Donnet, l’attuale Group Ceo del Leone

Mentre Donnet gode del supporto del vecchio Cda, oltre che di Mediobanca come primo azionista e della De Agostini (in attesa della scelta di campo dei Benetton), per Costamagna e Cirinà Caltagirone può contare anche su Leonardo Del Vecchio con Delfin e la Fondazione CRT. Ancora da definire le scelte degli investitori istituzionali, che pesano per il 35% del capitale, e degli azionisti retail con il 22,5%. E’ quindi evidente che la partita sarà giocata attraverso le alleanze e le promesse, purché sostenibili.

Nella lista alternativa di Caltagirone si trovano profili molto noti del mondo assicurativo e finanziario e dell’asset management, ma anche esperti dell’innovazione digitale, informatica e della sostenibilità energetica, sociale e di governance. Cirinà, lui stesso triestino, nei suoi trent’anni di lavoro ha consolidato la presenza di Generali nel Centro-Est Europa, e ha buoni rapporti con il middle management, quello che non si scompone per i cambi al vertice.

Ma a sorprendere è anche la scelta di Claudio Costamagna per la presidenza. A lungo capo e poi chairman dell’Investment Banking Division Emea della banca d’affari Goldman Sachs, ha poi guidato Cassa Depositi e Prestiti. Di recente era sceso in campo insieme ad Alberto Minali, anche lui ex Generali, ma soprattutto protagonista del memorabile scontro con il presidente di Cattolica Assicurazioni Paolo Bedoni, prima di lanciare la Spac Revo. E proprio da Revo Costamagna si è dimesso per avere mani libere in vista della corta verso Trieste.

Tornando ai progetti della combattiva minoranza, da alcune indiscrezioni si apprende che il pacchetto ideato da Cirinà per convincere gli investitori prevederebbe “obiettivi di crescita e redditività superiori al piano presentato da Donnet, che pure ha ricevuto il consenso degli analisti”. Sia come sia, nell’ultimo mese il titolo Generali ha guadagnato più dell’8%, segno che il mercato crede comunque che entrambi i piani possano portare a effettivi miglioramenti.

Il che significa, per tornare allo scontro in assemblea, che i fondi (i quali abitualmente tendono a premiare chi presenta i target migliori) potrebbero cambiare cavallo in corsa, al di là del pedigree. Gli osservatori sottolineano infine che Cirinà ha un buon posizionamento nel gruppo, è un manager interno di lungo corso nato e cresciuto in Generali ed è perfino più giovane (di cinque anni) di Donnet: tutto questo che rende l’ipotesi tutt’altro che ostile, e quindi meno complicata da digerire per il mercato.