La Val Borago è a pochi minuti dal centro di Verona. Sembra incredibile che tanto vicino alla città possa esistere un tesoro naturalistico unico, un luogo incontaminato, con una flora e una fauna selvatica che ne fanno un’oasi naturalistica di grande pregio. Una ruga della terra, vista dal cielo. Un vajo, come si dice in veneto con un termine derivato dal latino, che indica un canalone scosceso insinuato fra dei monti, dalle dimensioni di 38 ettari, a 4/500 metri di altezza sul livello del mare, ricoperto da fitta vegetazione con delle piante che si pensa siano lì addirittura dalla preistoria, dove vivono diverse specie di animali selvatici, rettili, mammiferi e uccelli anche rari, soprattutto se si considera che attorno esiste tutta un’area altamente antropizzata. La Val Borago è insomma un pezzo di natura da preservare e pur non essendo un “parco naturale” con tutte le tutele che ne derivano, è comunque una Zona a Protezione Speciale, cioè inserita in un elenco dell’Unione Europea – fra l’altro per la valle passa un tratto del Sentiero E5 – di siti da conservare così come si trovano. Adesso in Val Borago e nel Vajo Galina scatta l’ora del censimento. Un campionamento allargato degli habitat e delle specie che rendono così particolare e straordinaria, dal punto di vista ambientale, questa zona. Il progetto denominato ‘YouFAB – Fondo Alto Borago’, riguarda un’area di 989 ettari, che si estende a nord dei quartieri di Avesa e Quinzano fino a Montecchio di Negrar. L’obiettivo è di promuovere la conservazione della biodiversità della zona, oltre a definire e attuare forme di gestione sostenibile e strategie di valorizzazione dell’area, attraverso il coinvolgimento dei cittadini, delle comunità locali e dell’imprese del territorio. Il progetto, della durata triennale, è stato avviato il 1° ottobre 2021 e si concluderà a settembre 2024. La fase operativa degli studi, in corso di realizzazione, è condotta in ambito naturalistico con una modalità analitica sul campo, per censire insetti, animali, fiori e piante. Per le ricerche antropologiche e storiche, invece, è utilizzato il metodo delle interviste.