Per il Vinitaly (10-13 aprile) siamo oramai al conto alla rovescia; mancano pochissimi giorni ed oggi a Roma si è appena conclusa la presentazione ufficiale con diversi dati e spunti di riflessione. Intanto, la rassegna sarà di nuovo in presenza con una buona aliquota di buyer internazionali: circa 800 coordinati da Ice Agenzia di cui 130 dal principale mercato – USA e Canada – il resto da altri cinquanta Paesi circa, con attenzione all’Asia, e cinque buyer dall’Africa che è un mercato potenzialmente interessante, zero da Russia, Bielorussia e Ucraina, mercati oggi bloccati dal conflitto e che sino a gennaio cubavano all’incirca 212 milioni€. A favore dei profughi del conflitto, Vinitaly ha deciso di devolvere tutti gli incassi dei wine tasting e delle masterclass che si svolgeranno nel quartiere fieristico.
VeronaFiere ha presentato oggi anche il piano industriale del Vinitaly, realizzato dal colosso della consulenza Roland Berger che ha coinvolto 230 industrie del settore: tre le linee guida. Più internazionalizzazione (anche con una maggiore presenza di espositori e di territori esteri al Vinitaly così da rendere la vita più facile ai buyer che vengono da oltre Europa); maggiore partecipazione degli stakeholder alle decisioni sul Vinitaly; maggiore impegno sulla digitalizzazione, l’online ed il virtuale. Altro dato della ricerca Roland Berger il ruolo strategico di Verona come palcoscenico della manifestazione più grande il mondo del settore: il mondo del vino chiede una maggiore dotazione infrastrutturale per accessi più rapidi e Verona come palcoscenico ideale per le iniziative dedicate ai winelover che dovranno essere seguiti da un circuito diverso (Wine and the City è il programma che oramai da diversi anni viene sviluppato nella downtown) da quello dei professionisti del vino. Su questo è arrivato l’impegno del sindaco di Verona – Federico Sboarina – che a Roma ha confermato il ribaltamento del casello di VeronaSud, la nuova stazione dell’alta velocità, la creazione di un parco urbano immediatamente a nord del compound fieristico (dove oggi c’è lo scalo merci) che beneficerà anche della ristrutturazione dell’area dell’ex Manifattura Tabacchi, con una nuova piazza di collegamento con il quartiere fieristico, delle nuova funzionalità della Fabbrica del ghiaccio (in autunno arriverà Eataly) e il prossimo museo del vino alle Gallerie mercatali. Tutta la zona della fiera cambierà volto nei prossimi due anni se verranno rispettate le attuali tabelle di marcia.
Ma come arriva il mondo del vino al Vinitaly? Per Maurizio Danese, presidente della Fiera, la pandemia ha evidenziato il ruolo strategico del sistema: a livello nazionale a fronte di una crescita dell’export sono crollate dell’11% le imprese esportatrici italiane: vuol dire che l’export è sempre di più nelle mani dei gruppi maggiori a scapito delle PMI. Situazione che trova conferme anche nel comparto del vino dove il 60% dell’export record del 2021 (7,1 miliardi€ a fronte di 14,5 miliardi di valore della produzione) è appannaggio di sole 106 aziende.
Dati interessanti sullo sviluppo del mercato del vino in Italia: nel 2021 è tornato a crescere sebbene senza raggiungere i valori pre-pandemia: 13,8 miliardi come valore al consumo, meglio rispetto ai 12,4 dell’esercizio 2020, ma ancora in affanno rispetto al record del 2019 pari a 14,8 miliardi. L’e-commerce è ormai il 6% del mercato (era l’1% prima della pandemia) grazie anche a consumi sempre più domestici (saliti al 79% , dodici punti in più rispetto al 2019) rispetto al fuori-casa.
Gli Italiani – di ogni generazione – si confermano buoni bevitori di vino, per l’89% , e il 63% apprezza i vini mixati. Potenza dello spritz che porta millennial e generazione X a consumare almeno un bicchiere di vino a settimana con percentuali pari a quelle dei propri padri. I giovani scelgono spumanti (anche se il consumo in questo caso è molto trasversale) e autoctoni con un forte interesse per il biologico/sostenibile. I baby boomer stanno riscoprendo i bianchi ed apprezzano i rosé che, quindi, escono dalla “nicchia” esclusivamente femminile. Le winelover puntano anch’esse sui vini bianchi e la percentuale di consumatrici abituali è oramai prossima a quella dei maschi. Il 20% dei baby boomer viaggia a più di sette bicchieri di vino a settimana. Complessivamente i consumi crescono per una fetta del 19% della popolazione e il dato compensa ampiamente la contrazione dei consumi registrato nel 16% della popolazione.
Quali sono le tendenze del vino? La ricerca di Nomisma WineMonitor, presentata a Roma da Denis Pantini, fornisce delle indicazioni abbastanza nette: cresce l’interesse per vini sostenibili/biologico (per il 27% del campione contro il 19% di due anni fa, percentuale che sale al 32% per i millensials); scendono gli autoctoni (dal 28 al 22% in due anni) dato però che viene bilanciato in parte dalla crescita dei vini di territorio/italiani (dal 15 al 16%). I vini a basso contenuto alcolico interessano un consumatore su sette (dato abbastanza stabile) mentre raddoppia l’interesse per i rosati. C’è un ultimo dato sui biologici: per i millennial valgono una bottiglia su cinque consumate, un baby boomer su due invece non li ha mai nemmeno provati. E difficilmente cambierà idea.