Vito Comencini, deputato della Lega, in occasione della commemorazione delle Pasque Veronesi, evento storico molto caro ai leghisti in quanto rappresenta la rivolta dei Veneti contro Napoleone, invasore e portatore di un messaggio politico e valoriate estraneo alle tradizioni della Serenissima, ha presentato oggi uno studio molto interessante su piazza Erbe «Una piazza tra le più antiche e le più belle al mondo, attorniata da palazzi storici, ricchi di cultura e di simboli valoriali territoriali- afferma il parlamentare, aggiungendo che «Il lavoro storiografico di Maurizio Ruggiero del Comitato Pasque Veronesi e di recupero e rielaborazione delle immagini di Albano Tassani rappresenta un documento importante per la città, che deve essere valorizzato e divulgato anche e soprattutto alle nuove generazioni affinché conoscano il passato della gloriosa città di Verona».
Ruggiero ha illustrato la ricostruzione della trasformazione della Piazza: «Ci siamo avvalsi degli studi della Soprintendenza e di altre fonti attendibili. Non tutti sanno, per esempio, che in Epoca romana, il foro era il doppio dell’attuale piazza: il Tempio dedicato a Giove, Giunone e Minerva – dove adesso si trova Palazzo Maffei – era maestoso ed era stato costruito nel I secolo a.C. seguendo i dettami dell’architettura del VI secolo a.C.: c’erano un portico e un sottoportico e all’edificio si accedeva tramite un’imponente scalinata. Tutto il porticato sulla sinistra della piazza invece ospitava uffici e botteghe. La parte destra ricordava il Foro di Brescia, mentre il centro – con la statua del console Albino Postumio, a cui si deve la celeberrima Via Pustumia, che collega Genova ad Aquileia, passando per Verona –, quello di Pompei. La piazza era l’incrocio tra il Decumano massimo, asse Est-Ovest (cioè Corso Castelvecchio e Corso Sant’Anastasia) e il Cardo massimo, asse Nord-Sud (Via Cappello).
Nell’immagine dedicata all’epoca scaligera si vede la Torre del Gardello; compare la Berlina, nata nel 1200 per l’insediamento dei Podestà e per le esecuzioni. Dalle fonti sappiamo che nel Medioevo la piazza veniva chiamata Platea magna; solo nell’Ottocento prese il nome romantico di Piazza delle Erbe. Sulla destra sorgeva il grande edificio scaligero, abitato, destinato ad attività commerciali, e al posto dell’attuale Palazzo Maffei vi era una loggia a doppio piano per i cambiavalute; sulla sinistra erano state costruite delle case, tipiche dell’epoca, senza particolari caratteristiche. Le bancarelle vendevano verdure, pesce, animali vivi e prodotti di uso quotidiano. C’erano anche le botteghe dei venditori di meridiane. ll vessillo scaligero troneggiava in piena piazza con l’Aquila imperiale e la Scala a cinque pioli. In epoca veneziana, spiccava la bandiera Contarina e l’edicola viscontea, che risale ai primi del 1400, si trovava invece a fianco della Berlina e non dove è ubicata ora, cioè alla fine della piazza, di fronte a Via Cappello.
L’immagine ottocentesca è simile a quella odierna: venne reinsediato il Leone marciano il 15 aprile 1885, dopo l’abbattimento dei Giacobini al termine delle Pasque Veronesi, il 6 maggio 1797. Si ricordano anche gli incidenti in Piazza delle Erbe nel 1867, con la Battaglia del Corpus Domini – nel primo anno Sabaudo la celebre processione venne funestata dall’assalto garibaldino e mazziniano per odio nei confronti della Chiesa, con il lancio di pece bollente sui manifestanti – e la festa nel luglio del 1867 con le persone in piazza che inneggiavano all’Austria».