Torna la danza al Teatro Ristori, venerdì 8 aprile alle 20, con una nuova produzione di “Don Juan” della Fondazione Nazionale della Danza – Aterballetto. La creazione per sedici danzatori, che risale al 2020, si svolge in coproduzione col Ravenna Festival, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia/ Festival Aperto, Fondazione Teatro Regio di Parma, Associazione Sferisterio Macerata, Festspielhaus St. Poelten, Teatro Stabile del Veneto, Fondazione Teatro Metastasio di Prato, Centro Teatrale Bresciano, Fondazione Cariverona – Circuito VivoTeatro (Teatro Comunale di Belluno, Teatro Salieri di Legnago, Teatro Comunale di Vicenza, Teatro delle Muse di Ancona), nella coreografia di Johan Inger, su musica originale di Marc Álvarez, con la drammaturgia di Gregor Acuña-Pohl, le scene di Curt Allen Wilmer, le luci di Fabiana Piccioli e l’assistenza alla coreografia di Yvan Dubreuil. La coreografia nasce dal desiderio di Inger di confrontarsi con il mito paradigmatico, antico e ancora contemporaneo, di Don Giovanni. La commedia originale di Tirso de Molina, Molière, Bertold Brecht e l’opera teatrale di Suzanne Lilar, sono solo alcune delle fonti d’ispirazione. Inger e il drammaturgo Gregor Acuña-Pohl hanno potuto consultare venticinque diversi testi ispirati al personaggio. 

Nella coreografia si trovano tutti i personaggi della storia, da Donna Elvira, a Donna Anna, Zerlina e Masetto. Il Don Juan può essere considerato un Kammerspiel, con sua capacità di sottolineare sfumature ed emozioni: e nel caso di questa creazione la danza diviene lente d’ingrandimento dei singoli caratteri e svela, in modo sottile ma evidente, il mondo interiore degli uomini e delle donne in scena. Ancor più importante è la connessione con la contemporaneità, disegnando un mondo abitato da un personaggio che attraversa il percorso della propria solitudine senza sfuggire a quella superficialità che sembra proprio caratterizzare i nostri giorni. 

E sullo sfondo si illuminano temi rilevanti, tra i quali certamente la complessità del dialogo tra generi. Inger interpreta in modo originale soprattutto i personaggi di Leporello e il Commendatore. Leporello non è più il servitore di Don Giovanni, ma rappresenta l’altro aspetto della sua persona mettendo in scena la dicotomia libertà / senso di colpa, esaltata dal disegno luci di Fabiana Piccioli. Qui l’ispirazione, per citarne alcuni, viene da Dorian Gray di Wilde e Fight Club di Palahniuk. Attraverso una lettura innovativa psicoanalitica e freudiana, viene riscritta la relazione – nei nostri tempi difficilmente inquadrabile – di Don Giovanni con la figura del Commendatore; quest’ultimo è sostituito dall’introduzione di una “Madre”. E don Giovanni diviene un essere umano che probabilmente ha subìto il grande trauma dell’abbandono materno. Ed è quella la figura che incombe sul protagonista. In ogni incontro con l’altro, il serial lover cerca la madre e per questo non può impegnarsi in nessuna relazione o situazione.
Sulla partitura originale di Marc Álvarez, creata per l’occasione e di potenziale esecuzione dal vivo con orchestra, i 16 danzatori di Aterballetto raccontano il Don Juan in un atto unico, immersi in uno spazio scenico, curato da Curt Allen Wilmer, senza connotazioni definite dal punto di vista geografico o storico: un labirinto di strutture mosse a vista dai danzatori. Diversamente dai costumi che sono molto connotati, grazie all’invenzione visiva di Bregje van Balen.