La Fiera di Verona ha riaperto oggi le porte del Vinitaly, il salone internazionale del vino e dei distillati (10-13 aprile), che dopo due anni segnati dalle restrizioni per il Covid torna in presenza. Affollatissimo il giorno dell’apertura: un pienone. Ma tutto è stato ordinato e non ci sono stati problemi per il traffico.
Sono 4.400 le aziende espositrici provenienti da 19 nazioni presenti alla manifestazione, il cui carattere mondiale è confermato dalla presenza di 750 top buyer esteri da 50 Paesi già accreditati, di cui 120 da Stati Uniti e Canada. Sono 17 mila le etichette inserite nella piattaforma business Vinitaly Plus.
Oltre 30 i convegni e 76 le degustazioni in calendario. In contemporanea a Vinitaly anche Sol&Agrifood, il salone dell’agroalimentare di qualità, ed Enolitech, il salone delle tecnologie per la produzione di vino, olio e birra. In contemporanea nel centro storico di Verona “Vinitaly and the city” per gli amatori del vino.
A taglio del nastro il ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli, il governatore veneto Luca Zaia, i l presidente dell’ente fieristico, Maurizio Danese e il sindaco di Verona Federico Sboarina. Zaia ha sottolineato come Verona si la capitale mondiale del settore vitivinicolo ed per il Veneto questo settore rappresenti una produzione da 2 miliardi e 245 milioni di euro. «Il Veneto- ha concluso Zaia- è la quarta realtà produttiva del vino nel mondo, dopo Francia, Spagna e…Italia».
Patuanelli ha annunciato uno stanziamento di 15 milioni di euro per il settore vitivinicolo che si aggiunge ai 25 già previsti e che con il sottosegretario Gian Marco Centinaio il governo sta lavorando apotenziare i mercati dei paesi terzi per rafforzare l’export che lo scorso hanno ha raggiunto la quota record di 7,1 miliardi.
“Il governo ha già diversi provvedimenti e ha stanziato 20 miliardi per aumento costi energetici – spiega il ministro delle Politiche agricole – Dopo Pasqua avremo un nuovo decreto con le stesse finalità, cioè il sostegno alle imprese: c’è il problema dell’approvvigionamento, produrre vetro e carta è costosissimo e per questo molte aziende stanno limitando la produzione, questa emergenza merita un ragionamento più profondo per aiutare le imprese”
Coldiretti, basandosi su dati Istat, indica il 2021 come anno record per le esportazioni di vino italiano. Sono aumentate del 12% in valore, a 7,1 miliardi di euro, sotto la spinta delle riaperture della ristorazione a livello internazionale.
C’è però una preoccupazione. Conseguenza della guerra in Ucraina e del caro energia che colpisce l’industria del vetro, particolarmente energivora, si profila una carenza di bottiglie che colpisce in particolare il mercato delle bollicine.
Altro tema sentito dagli agricoltori è la siccità. Fermo restando il problema della mancata pioggia, il problema come ricordato dal sottosegretario Gian Marco Centinaio il problema riguarda la dipendenza non solo dell’Italia ma dell’Europa da altri Paesi. “Gli investimenti mancati negli ultimi 20 anni hanno favorito i problemi idrici – dice il ministro – ma l’autosufficienza produttiva deve essere a livello europeo. Vedo difficile dismettere vigneti per coltivare mais. Ma molte produzioni che negli anni abbiamo delegato a Paesi terzi avremmo potuto farle a livello europeo, non è detto che oggi non si possa recuperare”.