(aggiornato ore 13.32) La vicenda ucraina – qui il nostro video – entra nella campagna elettorale: la nuova Federazione Azione +Europa candida al consiglio comunale Marina Sorina, ucraina di nascita, residente a Verona da molti anni figura di punta della comunità ucraina in qualità di vicepresidente dell’Associazione Malve in prima fila nelle manifestazioni cittadine a favore di Kiev. Ma non solo, Giorgio Pasetto ha chiesto espressamente che eventi come il Congresso mondiale della famiglia – dove non sono mancati in veste di relatori esponenti legati all’amministrazione Putin – non vengano più ripetuti nella nostra città. E Damiano Tommasi, a margine della conferenza di presentazione della Federazione centrista, ha commentato le polemiche sulla concessione e ritiro della cittadinanza onoraria all’ex presidente dell’Ucraina, Petro Poroshenko (concessa per l’aiuto dato al recupero a Odessa dei quadri rubati a Castelvecchio durante il secondo mandato Tosi e poi ritirata nel primo mandato Sboarina) passato, nel frattempo, da nemico dell’attuale presidente Volodymyr Zelenskyy, a uno dei leader sul campo della resistenza all’invasione russa: «Credo che vada fatta molta attenzione a quando si concede una cittadinanza onoraria perché è un atto che impegna tutta la città e non soltanto una parte politica. E non è possibile che si conceda o si revochi a seconda delle maggioranze o dei sentiment politici del momento. Personalmente, non mi sarei comportato così né intendo farlo in futuro».
Divisioni nella coalizione di centrosinistra sull’Ucraina dove alcune forze sono apertamente schierate con Kiev ed altre sono più prudenti? «Credo che la riposta di Verona sia una, ed una sola, e sia chiaramente percepibile».
Tornando all’aspetto più politico, la federazione fra Azione (Carlo Calenda) e +Europa (Emma Bonino e Benedetto Della Vedova) chiude la frattura fra la componente liberale dello schieramento Tommasi e il resto della coalizione sulla presenza dei 5Stelle che parteciperanno alla competizione senza esporre il loro simbolo di partito. «Credo che la visione di Verona, l’attenzione ai suoi bisogni ed ai suoi cittadini – sottolinea Damiano Tommasi – vadano messe davanti ai singoli interessi di partito. Qualche volta bisogna anche “mordersi la lingua” o cercare “out of the box” soluzioni terze, fuori dagli schemi convenzionali, per raggiungere l’obiettivo di costruire una nuova Verona che guardi al futuro. Se permettete, è come in un matrimonio (ed il mio dura da trent’anni): bisogna scegliersi e decidere di stare insieme ogni giorno. Dobbiamo ricordarci tutti che non ci sono più parti in gioco: c’è soltanto una parte ed è Verona».
Il plotone liberale vuole portare pragmatismo nelle scelte. Sottolinea Marco Wallner (Azione): «Sono già state fatte delle scelte nel passato ed uscirne oggi comporta pagare penali e sprecare risorse pubbliche. Quindi è inutile ipotizzare soluzioni tranchant ma irrealizzabili, dato che c’è un azionista, sull’aeroporto Catullo, ad esempio: dobbiamo metterci al tavolo con Save e discutere seriamente su un vero piano per Verona. idem, il filobus. Cancellarlo è impossibile, meglio cercare di realizzarlo in fretta collegando magari maggiormente le aree più esterne. Insomma, farlo bene e velocemente senza perdere altro tempo. Bisogna poi che gli utili delle partecipate vadano a sostenere le fasce più deboli di Verona».
Giorgio Pasetto le chiama “kind revolution“, rivoluzioni gentili della città, che deve fare di più per non escludere gli anziani, per dare spazi sportivi ai giovani, che deve trattenere le competenze che escono dalle nostre scuole e dall’Università («Altro che fuga di cervelli, bisogna fare in modo che ne arrivino da fuori, attrarre nuove risorse» chiosa), che esca dal suo conservatorismo dopo aver perso («Sotto il governo della Destra» aggiunge) i suoi pezzi più pregiati dello scacchiere economico e che si impegni di più sui diritti civili aprendo alla legalizzazione della cannabis («Per sottrarre risorse alla malavita che ogni giorno intercetta i nostri ragazzi») ed ai sex-workers.