La digitalizzazione porta i suoi frutti anche nella comunicazione dei dati aggiornati delle denunce dei redditi. E mentre ci apprestiamo a dichiarare quelli relativi all’anno fiscale 2021, ecco pronti quelli del 2020. Nel Veneto le dichiarazioni sono state 3,6 milioni poco meno del 9% dei 41,2 milioni di contribuenti che hanno assolto l’obbligo dichiarativo in tutta Italia.
Nel Veneto 2 milioni sono lavoratori dipendenti che hanno dichiarato un reddito di 43,7 miliardi; i pensionati invece sono 1,2 milioni per 22,8 miliardi di reddito imponibile; i professionisti in regione sono poco meno di 49mila ed hanno conseguito redditi per 2,5 miliardi€ scarsi. Ben 182mila veneti dichiarano reddito zero o inferiore a mille€ l’anno; appena 3.734 persone dichiarano più di 300mila€ di reddito anno. La fascia più ampia di dichiaranti, ben 672mila veneti, sta nella fascia di reddito compresa fra i 20 ed i 26mila€ l’anno. Si sale a quasi 1,2 milioni di dichiaranti se si amplia la fascia comprendendo anche i redditi da 15mila a 20 mila€ annui. Dai 29mila a 55mila€ il numero dei dichiaranti non va oltre le 780mila persone.
In tutt’Italia, invece, il reddito complessivo totale dichiarato ammonta a oltre 865,1 miliardi di euro (-19,4 miliardi rispetto all’anno precedente) per un valore medio di 21.570 euro, in calo dell’1,1% rispetto al reddito complessivo medio dichiarato l’anno precedente.
L’analisi territoriale conferma che la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (25.330 euro), seguita dalla Provincia Autonoma di Bolzano (24.770 euro), mentre la Calabria presenta il reddito medio più basso (15.630 euro); anche nel 2020, quindi, rimane cospicua la distanza tra il reddito medio delle regioni centro-settentrionali e quello delle regioni meridionali. I redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l’84% del reddito complessivo dichiarato, nello specifico, il reddito da pensione costituisce il 31% del totale del reddito complessivo.
Il reddito medio più elevato è quello da lavoro autonomo, pari a 52.980 euro (nel Veneto si scende a 50.984€ di media), mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori (titolari di ditte individuali) è pari a 19.900 euro. Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 20.720 euro, quello dei pensionati a 18.650 euro. Infine, il reddito medio da partecipazione in società di persone ed assimilate risulta di 16.450 euro. Si ricorda che la quasi totalità dei redditi da capitale è soggetta a tassazione sostitutiva e non rientra pertanto nell’Irpef.
Il MEF mette le mani avanti rispetto alle usuali polemiche: spiega infatti che “è opportuno ribadire che per “imprenditori” nelle dichiarazioni Irpef si intendono i titolari di ditte individuali, escludendo pertanto chi esercita attività economica in forma societaria; inoltre la definizione di imprenditore non può essere assunta come sinonimo di “datore di lavoro” in quanto la gran parte delle ditte individuali non ha personale alle proprie dipendenze. Sarebbe pertanto improprio utilizzare i dati sopra riportati per confrontare i redditi degli “imprenditori” con quelli dei “propri dipendenti” .
Tutti i principali redditi medi accusano flessioni più o meno marcate: dal -11% dei redditi d’impresa, al -10% di quelli da partecipazione, -8,6% da lavoro autonomo, mentre più contenuto è il calo per i redditi da lavoro dipendente (-1,6%); fa eccezione il reddito medio da pensione, in aumento del 2%. Relativamente al numero di contribuenti, si registra un aumento del numero di pensionati (oltre 58.000 soggetti in più, +0,4%), effetto del meccanismo di “quota 100” (L. 26/2019) che ha anticipato temporaneamente il raggiungimento dei requisiti per il pensionamento. Diminuisce invece il numero di lavoratori dipendenti (circa 287.000 in meno); più in dettaglio, la flessione dei lavoratori a tempo indeterminato è dello 0,4%, mentre coloro che hanno contratti a tempo determinato diminuiscono del 3,8%.
Nel 2020 l’ammontare del reddito da fabbricati soggetto a tassazione ordinaria ammonta a 24,8 miliardi di euro, con una riduzione del 5,3% rispetto all’anno precedente, anche a causa dell’aumento dell’utilizzo della tassazione sostitutiva (c.d. cedolare secca).
Il credito denominato “Bonus Irpef” di 960 euro (80 euro mensili), introdotto nel 2014 e riconosciuto ai titolari di reddito di lavoro dipendente e di alcuni redditi assimilati, la cui imposta sia di ammontare superiore alle detrazioni per lavoro dipendente, è stato sostituito dal 1° luglio 2020 dal trattamento integrativo che prevede un credito di 600 euro (100 euro mensili per il periodo 1° luglio – 31 dicembre 2020) riconosciuto ai soggetti con reddito complessivo fino a 28.000 euro. Inoltre è stata introdotta un’ulteriore detrazione, per i soggetti con reddito compreso tra 28.001 e 40.000 euro, di importo pari a 600 euro (80 euro mensili) che decresce fino ad azzerarsi per i soggetti con reddito complessivo pari a 40.000 euro). Dalle dichiarazioni per l’anno d’imposta 2020 risultano 12,8 milioni di soggetti con bonus spettante o trattamento integrativo per un ammontare di 11,9 miliardi di euro (+19,7% rispetto al 2019).
A partire dal 2020, tra gli oneri detraibili al 30% sono comprese le erogazioni liberali per Covid-19, tali oneri sono stati pari complessivamente a 61 milioni di euro, da parte di oltre 200.000 contribuenti.
Per gli oneri detraibili al 19%, (pari a circa 27,2 miliardi) a partire dal 2020 la detrazione spetta a condizione che l’onere sia sostenuto con versamento bancario o postale ovvero mediante altri sistemi di pagamento tracciabili, ad esclusione di alcune tipologie di spese sanitarie. Inoltre per alcune tipologie di spese (es: spese d’istruzione, universitarie, spese funebri, erogazioni liberali ad associazioni sportive dilettantistiche, Onlus, enti dello spettacolo, spese veterinarie, premi assicurativi) la detrazione viene ora commisurata al reddito complessivo: in particolare la detrazione spetta in misura piena per i soggetti con reddito complessivo fino a 120.000 euro e decresce fino ad azzerarsi al raggiungimento del reddito complessivo di 240.000 euro. Queste modifiche spiegano il calo del 14,8% dell’importo totale di tali oneri, che ammontano complessivamente a 27,2 miliardi di euro.
Nell’ambito delle spese per il recupero edilizio e per il risparmio energetico sono state introdotte sia le spese per il bonus facciate detraibili al 90% (che ammontano a 1,1 miliardi di euro di spesa) che le spese per il superbonus energetico al 110% (quest’ultimo effettivamente operativo solo negli ultimi mesi del 2022, per un ammontare di circa 132 milioni di euro di spesa).
L’imposta netta Irpef totale dichiarata è pari a 159,3 miliardi di euro, (-3,5% rispetto all’anno precedente).
Al netto degli effetti del bonus Irpef, l’imposta netta risulta pari in media a 5.250 euro e viene dichiarata da circa 30,3 milioni di soggetti, pari a circa il 74% del totale dei contribuenti. Circa 10,4 milioni di soggetti hanno un’imposta netta pari a zero. Si tratta prevalentemente di contribuenti con livelli reddituali compresi nelle soglie di esenzione, ovvero di coloro la cui imposta lorda si azzera per effetto delle detrazioni riconosciute dal nostro ordinamento. Inoltre, considerando i soggetti la cui imposta netta è interamente compensata dal bonus Irpef e trattamento integrativo, i soggetti che di fatto non versano l’Irpef salgono a circa 12,8 milioni.
Analizzando i contribuenti per fasce di reddito complessivo si osserva che circa il 27% dei contribuenti, che dichiara circa il 4% dell’Irpef totale, si colloca nella classe fino a 15.000 euro; in quella tra i 15.000 e i 70.000 euro si posiziona circa il 70% dei contribuenti, che dichiara il 67% dell’Irpef totale, mentre solo circa il 4% dei contribuenti dichiara più di 70.000 euro, versando il 29% dell’Irpef totale.
L’addizionale regionale Irpef ammonta nel 2020 a circa 12 miliardi di euro (-2,6% rispetto al 2019). L’addizionale regionale media è pari a 420 euro. Il valore più alto si registra nel Lazio (630 euro), il valore più basso si rileva in Sardegna (270 euro).
L’addizionale comunale ammonta invece complessivamente a circa 5 miliardi di euro, in diminuzione dell’1,6% rispetto al 2019, con un importo medio pari a 200 euro, che varia dal valore massimo di 260 euro nel Lazio, al valore minimo di 90 euro in Valle d’Aosta.
Sono circa 4,2 milioni i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione IVA per l’anno d’imposta 2020, in leggero aumento rispetto all’anno precedente (+0,3%). Nell’anno d’imposta 2020 appare evidente come ci si trovi di fronte ad un anno molto particolare, in cui sia a livello totale che in ogni tipologia di soggetto dichiarante si riscontra una marcata contrazione delle principali grandezze IVA, quali il volume d’affari, il totale acquisti, la base imponibile e l’IVA di competenza, a causa dell’impatto della emergenza sanitaria (Covid19) sull’economia italiana.
Il volume d’affari dichiarato nell’anno d’imposta 2020 è stato pari a 3.195 miliardi di euro, il calo del 10,2%. Circa il 60% del volume d’affari è costituito dalle operazioni imponibili, pari a 1.896 miliardi di euro (-10,2% rispetto al 2019).
Nel dettaglio, la divisione di attività che comprende le agenzie di viaggio, le attività di organizzazione e gestione di gite turistiche, i tour operator e le attività delle guide turistiche ha subito una riduzione di oltre il 73% del volume di affari; in quella che include il trasporto aereo o spaziale di passeggeri o di merci la contrazione è stata del 61%, mentre la fornitura di alloggi per brevi periodi a visitatori e viaggiatori evidenzia una riduzione di oltre il 50%.
D’altro canto, si registra un incremento per la divisione che include i servizi postali e le attività di corriere quali il ritiro, il trasporto e la consegna di pacchi (+40%), a seguito dell’intensificarsi del commercio a distanza. L’incremento di oltre il 45% dichiarato nella divisione che comprende le attività degli studi di architettura e di ingegneria appare invece legato ai nuovi incentivi fiscali Irpef, quali il “bonus facciate” e i primi interventi per il “superbonus energetico”.
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale del volume d’affari, le prime due regioni per numerosità di dichiaranti (Lombardia e Lazio) contribuiscono per circa il 46% al volume d’affari totale nazionale ed entrambe manifestano una variazione negativa pari, rispettivamente, a -9,7% ed a -15,6%, mentre la più marcata riduzione del volume di affari è dichiarata in Sardegna (-33,6%), regione dove hanno una quota importante le attività legate al turismo.
Per l’anno d’imposta 2020, l’IVA di competenza è risultata pari a 101,6 miliardi di euro, in calo del 7,3% rispetto all’anno precedente, con una base imponibile pari a 650,1 miliardi di euro, (-9,4%).