Sbarca nelle Grave friulane (un pezzo unico di steppa nel cuore del Friuli nella zona compresa fra il Tagliamento e il Meduna-Cellina e le Alpi Carniche) Albino Armani, vigneron di razza di Dolcè e presidente del Consorzio Pinot grigio delle Venezie, una delle denominazioni italiane più vendute al mondo. Nell’Alta Grave Friulana, a Valeriano, Armani dà infatti vita al progetto Terre di Plovia: un nuovo approdo per lo studio sulle varietà autoctone che da sempre lo caratterizza, come nell’incredibile ricerca sul vitigno Foja Tonda, sul ciglio dell’estinzione, e per la sua preziosissima Conservatoria (un vigneto che ospita al suo interno 13 varietà indigene della Vallagarina).

Terre di Plovia è un progetto ambizioso, realizzato grazie alla collaborazione con Walter Filiputti. Un tempo vignaiolo, oggi docente e scrittore, Walter ha condotto tutta la sua brillante carriera nel segno dell’autoctono.  “Le autoctone – racconta Walter – non sono uve facili. Antiche, affascinanti, complesse, ma fragili. Vanno ascoltate, accudite e studiate, cercando di entrare nella loro anima più profonda per coglierne la personalità originaria, che poi è il motivo per cui Terre di Plovia è nata. Perché occuparsi di questi cimeli dell’enologia deve far parte di un dovere etico e sociale, per restituire almeno una parte di ciò che a noi è stato dato”.

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Il Tagliamento nei pressi di Terre di Plovia

Lo studio di Albino Armani e Walter Filiputti sulle varietà autoctone della Grave Friulana non si limita al solo scopo produttivo, ma punta alla tutela della biodiversità, custodita nel forziere dei vigneti Terre di Plovia. La variabilità degli individui sarà infatti garantita da una replicazione attuata attraverso la selezione massale, così da scardinare la pericolosa omologazione dei cloni. Un tema piuttosto delicato, che sempre di più oggi interroga il mondo vitivinicolo e vivaistico. Per Albino Armani: “la pianta è al centro di tutto, punto di partenza e di arrivo nel procedimento di vinificazione. Nel fare un vino è la pianta che comanda, non il produttore. Un vino va realizzato assecondando la natura della varietà: il nostro compito è solo quello di imparare ad ascoltarla e comprenderla”.

Terre di Plovia si presenta sul mercato con due vini. Un bianco e un rosso, entrambi composti da varietà internazionali affiancate sensibilmente da due varietà autoctone, tanto sconosciute quanto promettenti. Si tratta dello Sciaglin e del Piculit Neri, rispettivamente attori del bianco Flum e del rosso Piligrin.