La Giunta Regionale del Veneto ha approvato ieri la delibera sul percorso di Formazione complementare in assistenza sanitaria dell’Operatore Socio-Sanitario e sul corso di Formazione per infermieri referenti per l’inserimento di Operatori Socio-Sanitari nelle strutture residenziali e semiresidenziali per anziani.”
Il nuovo testo, dopo la bocciatura del precedente da parte del Tar e del Consiglio di Stato, passa ora alla V Commissione per il parere, ma l’assessore Lanzarin – che ha più volte rimarcato: “La regione non ha mai equiparato infermieri ed OSS- spiega che- non si parlerà più di infermiere generico, bensì di Oss specializzato, con specifiche funzioni la cui attività sarà, allo stato attuale, circoscritta alle strutture residenziali e semiresidenziali per anziani.”
La delibera è stata concepita per far fronte alla carenza di personale sanitario che si è evidenziata con la pandemia, quando a causa dell’emergenza molti infermieri delle case di riposo sono stati trasferiti negli ospedali, lasciando scoperte queste strutture residenziali. Per sopperire a questa carenza l’assessore ha concepito un percorso di Formazione complementare in assistenza sanitaria dell’Operatore Socio-Sanitario (OSS) e sul corso di Formazione per infermieri referenti per l’inserimento di Operatori Socio-Sanitari nelle strutture residenziali e semi-residenziali per anziani.
Nasce così in Veneto la figura del super OSS, l’Operatore Socio-Sanitario con Funzione Complementare. Un profilo che rischia di creare solo confusione in un momento in cui la sanità, locale e nazionale, avrebbe bisogno di certezze per una vera rifondazione strutturale. “Diciamoci la verità – dichiara Stefano Tabarelli, Segretario Regionale del Veneto della Ugl Salute – se gli OSS non avranno un riconoscimento economico o contrattuale per le nuove mansioni si potrà solo pensare che si vogliano sfruttare tali figure professionali dando loro più responsabilità ma senza un riconoscimento economico. Un altro problema sarà l’inquadramento contrattuale di tale ruolo in base alle mansioni che saranno chiamati a svolgere sia nella sanità pubblica come in quella privata dove i riconoscimenti economici, in questo momento di crisi, sono sempre più scarsi.
Ciò che chiediamo allora è un ulteriore passaggio per valorizzare questa figura. Servirà un inquadramento economico che dovrà essere adeguato alle nuove grandi responsabilità, altrimenti sarà stata creata l’ennesima figura professionale a costo zero per andare a provare a colmare criticità e lacune che hanno radici lontane. Se non sarà fatta chiarezza sarà l’ennesima sconfitta di un sistema sanitario sempre più in crisi” conclude il sindacalista.