(di Bulldog) Non dev’essere facile uscire dal cul-de-sac dove Forza Italia si è infilata con pervicace determinazione: confermare l’alleanza con Flavio Tosi, cementata dall’elezione in Consiglio regionale dell’enfant prodige dei tosiani, Alberto Bozza, oppure abbandonare Tosi, perdere di conseguenza la metà della propria presenza in Consiglio regionale, ed approdare nella lista del centrodestra?
La richiesta portata avanti nelle ultime ore – un assessorato in Regione in cambio dell’alleanza col centrodestra – sembra più la ricerca di un casus belli, da invocare e presentare agli elettori forzisti, che non una strategia vera. Perché poi Zaia dovrebbe cambiare uno dei suoi fedelissimi assessori per dare una mano a Forza Italia davvero non si sa, cosa potrebbe avere in cambio?
Foza Italia – saldamente nella maggioranza attuale di Palazzo Barbieri sino a due anni fa – cinque anni fa aveva portato a casa in città 3.763 preferenze (il 10% di quanto complessivamente incassato dalla coalizione ovvero 33.597 voti): era un azionista di peso, insomma, di quella maggioranza. Un ruolo che ha perso in poco tempo. Appena due anni dopo però, alle elezioni regionali del 2019 con la situazione già compromessa in Comune, grazie alla trasfusione dei voti tosiani, Forza Italia incassò 4.502 voti, il 4,6% in termini assoluti, portando Alberto Bozza in Consiglio regionale dove con Elisa Venturini da Padova completa la piccola pattuglia azzurra.
Una trasfusione che, conti alla mano, era risultata conveniente: il 19% di voti in più in città… Ma se non si conferma l’alleanza con Tosi che figura, comunque, ci fa un partito che ad ogni stormir di fronda cambia campo politico? Saranno anche distratti gli elettori, ma la bandiera della “rivoluzione liberale” in Italia non ci fa questa gran figura: un partito che un tempo le azzeccava e oggi invece fa l’ospite a matrimoni immaginari…
In attesa di vedere l’ultimo valzer, e davanti all’imbarazzo montante in città, fra gli addetti ai lavori si fa strada una domanda: al di là di avere o non avere un simbolo in più nel cartello elettorale, quanto pesa oggi davvero Forza Italia a Verona? Dal governo della città è stata – malamente – esclusa più di due anni fa e non si sono visti big nazionali prendere grandi posizioni di censura. La cosa è stata derubricata a “beghe locali”, un po’ di più – ma non tanto – del cassetto “cacca di sbirro” di American Graffiti. Ce ne sono a bizzeffe di beghe così in Italia ed anche in realtà più pesanti di Verona…
Nel frattempo il centro del centrodestra già c’è, è la formazione di Maurizio Lupi “Noi con l’Italia” che si presenterà con una propria lista. E’ uno dei partiti del centrodestra nazionale, Lupi parla con Draghi ed è allo stesso tavolo con Salvini, Meloni e Berlusconi. Insomma, l’area liberale e moderata è coperta. E se c’è bisogno di andare a Roma, Lupi è lì che non chiede altro…
Forza Italia rischia così di giocare una partita a tempo scaduto. Ci attendono altre due settimane di tormenti forzisti che appassioneranno (forse) gli addetti ai lavori, ma che fra un po’ non lasceranno, c’è da scommetterci, indifferenti gli elettori. Anche perché non è che gli “altri” siano muti e sordi. L’occasione è troppo ghiotta per non far dire a Giorgio Pasetto (Azione+Europa) che “Nel centrodestra veronese si sta consumando un vergognoso mercato delle poltrone che arriva a coinvolgere perfino il Governo regionale. Stiamo assistendo al peggio che la politica veronese possa esprimere, con richieste e offerte di posizioni di piccolo potere in spregio dei veri interessi della città. Il problema non è solo Forza Italia che si dà al miglior offerente, appoggiando Tosi o Sboarina secondo la convenienza, ma un sistema di potere. Se Forza Italia sa di poter fare certe richieste, come l’appoggio elettorale in cambio di un assessore in Regione, vuol dire che i suoi interlocutori sono disposti a tutto per qualche voto in più”.
Meglio sarebbe stato per il Centrodestra, per Forza Italia e per Tosi una decisione virile fatta per tempo: maramaldeggiare non fa che portare gli elettori al mare…