Da un sondaggio dell’Istituto Piepoli commissionato dall’Ordine dei Medici risulta che la pandemia ha provocato nei medici come effetto secondario danni come disturbi del sonno, stress, ansia. Una volta lo chiamavano ‘esaurimento’, oggi sindrome da “burn-out”. Colpisce un quarto dei medici di continuità assistenziale, un decimo dei medico di famiglia, il 4% degli ospedalieri e il 3% degli odontoiatri.
E sono i medici più giovani ad essere colpiti: il 25% degli under 40 medita di cambiare lavoro. Un quarto dei medici sotto i 40 anni afferma di volersi ritirar dalla professione. A causare tutto ciò quello che è accaduto a causa del Covid, come i trasferimenti da un reparto all’altro, i ri-mansionamenti con le difficoltà di adattamento ed il venir meno del rapporto fiduciario col paziente. Tutto questo ha aumentato il livello di stress per il 70%, addirittura per il 90% nei medici di famiglia.
S’aggiungono le conseguenze della mancanza del personale sanitario. Le ferie non si fanno più. Il 55% dei medici fa solo qualche giorno, il 25% le fa completamente, il 20% da non le fa da 2 anni perché non può prenderle. Un medico su 3 andrebbe già oggi in pensione.
Il presidente degli Ordini dei Medici Filippo Anelli ricorda che già un anno fa aveva denunciato che esiste una “Questione medica”«I medici sono in difficoltà. Le criticità che già affliggevano la professione, la carenza di personale, i mancati investimenti, la mentalità aziendalista volta a far quadrare i bilanci più che a definire obiettivi di salute, sono state acuite dall’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia.»E si chiede il presidente degli ordini dei Medici: «chi cura i curanti?». E affiancato dai sindacati chiede il riconoscimento del ‘burnout’ come malattia professionale e l’inquadramento della professione medica come ‘usurante’.