(di Stefano Cucco) Se le piogge recenti hanno apportato un beneficio acclarato ai corpi idrici del Centro-Nord Italia, appare altrettanto evidente che non siano state dappertutto risolutive per appianare l’enorme deficit idrico, conseguente ad un inverno particolarmente arido; un altro elemento, che si evidenzia, è come quasi tutti i corsi d’acqua siano suscettibili di una variabilità idrometrica, tipica dei torrenti: a rappresentarlo è il settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche. Pur rimanendo abbondantemente sotto media, tutti i grandi laghi del Nord hanno livelli idrici in crescita: il Maggiore aumenta di circa 15 centimetri e la percentuale di riempimento sale dal 23 al 34,1%, superando il dato di aprile 2021, che da qui diventerà siccitoso; indicativamente di 15 centimetri è anche l’incremento negli altri bacini lombardi (Lario e Sebino risalgono rispettivamente al 17,6% ed al 31,4% del riempimento), mentre il Benaco si attesta al 71,4% della propria capacità. In Valle d’Aosta, dove le precipitazioni sono valutate intorno ai 60 millimetri, segnando un incremento anche di quelle nevose (almeno al di sopra dei 2000 metri), si registra un aumento di portata della Dora Baltea, ma soprattutto del torrente Lys passato in una settimana da 1,7 metri cubi al secondo a mc/sec. 5,30. In Piemonte, piogge significative sono cadute solo su Biella e Cuneo (mm.60 ca.); la portata della Stura di Demonte è cresciuta di 5,5 metri cubi al secondo, mentre il resto dei corsi d’acqua non segnala scostamenti di rilievo. In Lombardia, i fenomeni piovosi più consistenti si sono registrati in provincia di Varese (oltre 40 millimetri) e Sondrio (mm. 40 ca,), Mantova (mm.32), Como e Lecco (circa 27 millimetri). Il fiume Adda permane in grande difficoltà, registrando ancora una volta un dato di portata pressochè dimezzato rispetto al siccitosissimo 2017.
Le riserve idriche confermano un grave deficit di risorsa stoccata sotto forma di neve e di acqua nei bacini soprattutto se confrontato con lo scorso anno. Analizzando la situazione del fiume Po, che aveva registrato, nelle prime 3 stazioni di rilevamento lombardo- emiliane, flussi inferiori al minimo storico, si rileva un picco di piena, che raddoppia i valori di portata, consentendo di uscire, almeno momentaneamente, da una condizione critica, che si protraeva da diversi mesi. Restando in Emilia Romagna, sul fronte pluviometrico si registra finalmente una cospicua quantità di pioggia caduta su quelle macroaree in zona rossa di siccità estrema: nei bacini montani tra i fiumi Parma e Trebbia, in 5 giorni sono caduti 67 millimetri di pioggia, garantendo ai corsi d’acqua portate superiori alla media storica; la stessa condizione si nota per tutti gli altri fiumi appenninici della regione, fatta eccezione per il Reno. Abbondanti precipitazioni (mm.50 ca.) si sono registrate anche sull’altra area critica, il ferrarese, uscita anch’essa dalla zona rossa della siccità. Va però osservato che, a causa del sostanziale carattere torrentizio ormai assunto, i corsi d’acqua stanno ritornando con grande rapidità in fascia di criticità arancione, indice di un’ evidente deficit idrologico. “Di fronte a questo quadro, è palese la fondamentale funzione calmieratrice, che andrebbe ad assumere una rete di invasi medio-piccoli, capace di trattenere le acque di pioggia per poi utilizzarle in base alle necessità”, sottolinea Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
“Entro breve”, annuncia Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – presenteremo le prime mappe operative del cosiddetto Piano Laghetti, proposto con Coldiretti”. Passando al Veneto, è da segnalare la crescita considerevole dei livelli del fiume Brenta (quasi 1 metro in più) e del Piave (mezzo metro), mentre resta in grave deficit idrico l’Adige, la cui altezza idrometrica è superiore soltanto al 2017. Ottime le performance dei fiumi toscani, risaliti tutti sopra media (l’Arno schizza da mc./sec. 31,40 a mc./sec. 154,20), mentre i livelli di corsi d’acqua e bacini marchigiani tornano in linea con i valori degli anni scorsi. Nel resto del Centro-Sud non si sono registrate piogge consistenti. Nel Lazio, su Roma sono caduti circa 20 millimetri di pioggia: la portata del fiume Tevere è incostante, mentre l’Aniene, seppur in crescita, è praticamente dimezzato rispetto alla media; in linea con gli anni scorsi sono gli andamenti di Liri e Sacco. In Campania, i livelli idrometrici dei fiumi Sarno, Sele, Volturno e Garigliano si presentano in diminuzione; pertanto, il rischio siccità non può dirsi ancora rientrato, soprattutto nelle zone settentrionali della regione, nonostante siano in lieve ripresa, i volumi dei bacini del Cilento, così come quelli del lago di Conza. In Basilicata, le esigue precipitazioni ed il conseguente ricorso all’irrigazione fanno diminuire di oltre 4 milioni di metri cubi, i volumi trattenuti dalle dighe (in questo periodo del 2021 crescevano di oltre 14 milioni di metri cubi; il deficit sull’anno sorso è ora di quasi 22 milioni di metri cubi). Analogo discorso va fatto per la Puglia, dove il calo delle disponibilità idriche sfiora i 2 milioni di metri cubi (complessivamente sono circa 7 milioni di metri cubi in meno rispetto al 2021). In Calabria, i dati degli invasi di Monte Marello e Sant’Anna indicano una tendenza a volumi inferiori a quelli di 2020 e 2021; sulla regione, le precipitazioni dei giorni scorsi sono state irrilevanti, così come in Sicilia dove, però, la settimana prima si erano registrate piogge consistenti, seppur “a macchia di leopardo” (a Palermo, nel giorno di Pasqua, sono caduti 53,6 millimetri di pioggia), garantendo la presenza di circa 92 milioni di metri cubi d’acqua in più nei bacini dell’Isola. In Sardegna, infine, la piovosità media sui capoluoghi è stata intorno ai 15 millimetri.