(di Bulldog) Non ci fossero di mezzo tre suicidi ed una dozzina di tentati suicidi nelle scuole veronesi, le polemiche sui servizi pubblici per contrastare il disagio giovanile potremmo derubricarle a campagna elettorale. Ma siccome ci sono di mezzo i nostri ragazzi, è il caso di fare chiarezza.
Verona un presidio contro il disagio giovanile ce l’aveva. Un ufficio all’interno del Provveditorato che interveniva in tempo reale davanti ad ogni minimo segnale di allarme. Ha funzionato benissimo sino alla chiusura del mandato di Stefano Quaglia.
Poi, Roma e Venezia hanno mandato a Verona funzionari non veronesi che hanno smantellato questa struttura che, di fatto, oggi non c’è. Non c’era una ragione tecnica per lo smantellamento. I dati parlavano chiaro con un rapporto eccezionale fra risorse impiegate e risultati ottenuti. Coerenze politiche? Gelosie da travet? Non lo sappiamo e neppure ce ne frega molto. Il dato è un altro: le nomine- di competenza statale – sono targate centrosinistra, non centrodestra. Lo spoil system non ci fa schifo, anzi. Ma andrebbe gestito facendo attenzione a non distruggere quanto di positivo fatto e, soprattutto, tenendo sempre al centro dell’attenzione il benessere dei ragazzi.
Così a Verona non è stato fatto. Il benessere dei ragazzi è stato messo in secondo piano. E i risultati si vedono. E questi sono da addebitare interamente alla struttura statale che comanda le scuole veronesi. Ed alla parte politica che ha nominato i suoi vertici.