Se mancano i medici a causa dell’errata programmazione degli accessi all’università; se una quota preoccupante dei medici ospedalieri medita di andarsene per le retribuzioni inadeguate, per i turni massacranti, per la mancanza di prospettive di carriera non basta parlare: bisogna fare qualcosa. E in Veneto qualcosa si sta facendo. Purtroppo nei limiti che la legge consente alla Regione di fare. Lo ha spiegato Zaia oggi a Verona in occasione dell’inaugurazione di ‘Progetto Fuoco’ alla Fiera di Verona. Il Governatore ha illustrato tre provvedimenti che il Consiglio Regionale sta varando per far fronte alla mancanza del personale sanitario.
Il primo, ha spiegato Zaia, riguarda la possibilità per i medici specializzandi «che sono medici a tutti gli effetti» ha sottolineato il presidente veneto, di essere impiegati nei Pronto Soccorso. Al momento la legge italiana permette loro di lavorare solo nella Guardia Medica, che nell’attuale ordinamento rappresenta la continuità assistenziale. Questo permetterebbe di accorciare le lunghe attese ai Pronto Soccorso, dove chi ne ha bisogno deve passare parecchie ore prima di essere dimesso con una diagnosi o con una cura.
Il secondo provvedimento in rampa di lancio è di carattere economico. Oggi i medici ospedalieri che svolgono la libera professione vengono pagati 60 euro all’ora. Troppo poco, secondo il Governatore. Quindi la retribuzione verrà portata a 100 euro. Una cifra più equa, che gli equipara ai loro colleghi che lavorano nel privato.
Il terzo provvedimento è rivolto a risolvere prima possibile la carenza di medici di base. Come denunciato più volte anche da L’Adige, il pensionamento di molti medici al raggiungimento del 70° anno d’età ha lasciato senza medico di famiglia molto cittadini anche in Veneto. Allora ecco che i posti nelle scuole di specializzazione per accedere al ruolo di medico di medicina generale vengono portati da 600 a 1.200: raddoppiati.