Anche la Polizia Penitenziaria di Verona sta svolgendo un importante ruolo nell’aiutare il popolo ucraino colpito dalla guerra, e per questo il Comune questa mattina in sala Arazzi ha voluto riconoscere l’operato di otto agenti, che hanno svolto due missioni in Ucraina portando viveri e accompagnato in Italia 36 profughi. Ad ognuno degli agenti Mariano Sacco, Domenico Nicastro Di Nunzio, Salvatore Vallone, Gennaro Luise, Vito Cataldo, Matteo Cantarini, Ivan Caforio, Andrea Spigariol e alla comandante di reparto Lara Boco (a nome di tutto il Corpo) sono state consegnate delle pergamene. Questa la motivazione: “In segno di riconoscenza per la generosa dedizione con la quale ha portato aiuto al popolo ucraino. Con passione e encomiabile spirito di servizio ha reso possibile la consegna di cibo, medicinali, coperte e vestiti a quanti hanno dovuto abbandonare la propria casa e ha portato in Italia donne e bambini salvandoli dalla guerra”.
La missione. Gli agenti hanno preso parte a due missioni, il 28 marzo e il 28 aprile, organizzate dall’Ispettore Mariano Sacco che ha deciso di dare il proprio contributo, proponendo ai colleghi di partecipare all’iniziativa. Recuperati i mezzi per intraprendere il viaggio e sostenuti economicamente per cibi e altro dal parroco della Casa Circondariale di Verona e garante dei detenuti don Carlo Vinco, gli agenti hanno percorso 3400 chilometri circa fino a Kortzova, al confine con l’Ucraina, dove c’è un centro di accoglienza con circa 2000 rifugiati. A quel punto gli agenti hanno fatto richiesta di poter portare qualcuno di loro in Italia, riuscendo a portarne 15 la prima volta, donne e bambini tra cui un’anziana di 95 anni e la figlia di 70 venute a piedi da Kiev fino alla frontiera e con il figlio in Italia, mentre nella seconda missione 21. Tra questi un 17enne che, diventando maggiorenne a settembre, è stato fatto espatriare per non essere arruolato lasciando i genitori in guerra.
A consegnare le pergamene sono intervenuti il sindaco e il consigliere comunale presidente della Commissione Politiche Sociali. “Sono tante le cose che mi rendono orgoglioso di fare il sindaco, ma su tutte è vedere che, in un momento di difficoltà, nella comunità c’è qualcuno che si mette gratuitamente a disposizione in qualsiasi modo – ha detto il primo cittadino -. Durante la pandemia il motto della città di Verona, che avevo fatto proiettare su Palazzo Barbieri, è stato “Verona è forte. Ce la faremo”. Una frase che non si è spenta ma che continua a riassumere l’atteggiamento della nostra città, di solidarietà e attenzione a chi ha bisogno. Quando qualcuno aiuta chi rimane indietro e ha bisogno ovunque nel mondo, è motivo di immenso orgoglio, per me, ma anche per tutti i cittadini”.