Gianni Dal Moro – qui il nostro video – è sceso in campo per sostenere la candidatura di Damiano Tommasi, del centrosinistra. E per dare più peso politico alla lista del Pd si è anche candidato per il Consiglio comunale, come altri big della politica veronese. Segno che la partita del 12 giugno è decisamente importante.
Dal Moro è entrato nel dibattito elettorale con un argomento pesante: l’aeroporto Catullo, denunciandone il declino da quando è stato dato in mano alla Save, che gestisce il principale aeroporto concorrente che è il Marco Polo di Venezia. E Save fa i suoi interessi, che non coincidono certo con quelli di Verona. L’esempio più eclatante che cita è “il prestito di 640 milioni di euro concesso dalla Cassa Depositi e Prestiti al Gruppo Save, che gestisce alche lo scalo veronese del Catullo. Le nuove risorse serviranno -ha spiegato dal Moro- serviranno alla realizzazione di investimenti nel prossimo quinquennio per gli aeroporti di Venezia e Treviso. Verona invece rimane bloccata sulla pista di decollo”.
Il parlamentare veronese ha fatto un po’ di storia della vicenda Catullo. Dal 2014 a oggi è passato al 18° posto fra gli scali italiani con un deficit di traffico del 38% in meno. I due aeroporti vicino, Bologna e Bergamo sono rispettivamente al 3° e al 6° posto.
“Dopo 7 anni di promesse- ha continuato Dal Moro- i 68 milioni stanziati per il terminal partenze, venduto come sviluppo, non sono altro che una rinfrescata” che non servirà ad incrementare il movimento.
“Marchi, presidente di Save, punta alla maggioranza al Catullo. Mi auguro che i soci veronesi non accelerino questo percorso e aspettino l’elezione del nuovo sindaco per riaprire una riflessione seria sul futuro dell’aeroporto.”
E conclude: “Avevamo l’opportunità con la manifestazione d’interesse di un fondo Australiano di realizzare un nuovo tremila ipertecnologico a Verona e la realizzazione di un centro, logistico allo scalo di Brescia, ma la città che conta ha preferito girare la testa dall’altra parte.”