Fa veramente indignare quel gesto vigliacco, ignobile, che ha minacciato di morte uno dei candidati sindaci delle prossime elezioni. Fa indignare perché riporta indietro le lancette della storia politica di quarant’anni buoni, quando intimidire fisicamente l’avversario era la prassi con l’obiettivo di togliere l’agibilità politica a ben determinate aree politiche; fa indignare perché il luogo scelto è un luogo “intimo” di questo candidato quasi si volesse metterlo in imbarazzo, umiliarlo davanti agli occhi della propria famiglia e, perché no, incrinare la sua serenità familiare. Fa indignare perché il gesto è arrivato in contemporanea alla giornata che l’Italia dedica alle vittime degli anni di piombo: carabinieri, poliziotti, magistrati, sindacalisti, dirigenti, operai, studenti e uomini politici assassinati in quindici anni di follia ideologica. Un elenco lunghissimo che, come sa bene chi quegli anni ha attraversato, è per molte famiglie una ferita ancora aperta.
Il richiamo implicito a quegli anni è gravissimo.
Se, invece, si è trattato di un buontempone in vena di scherzi pesanti, beh la mamma degli sciocchi sarà sempre incinta, ma qui si va oltre alla stupidità umana. Del resto che il clima politico sia oramai dominato da persone culturalmente e politicamente impreparate è evidente dai commenti che un numero ahimè infinito di persone mette sotto ogni articolo di politica o di cronaca. Basta leggere le bestialità contenute in questi commenti per capire che, sotto lo scudo dell’anonimato – nel web come nelle ombre della notte – la gente ha una riserva di cattiveria infinita.
Manca un mese esatto al primo turno delle amministrative: è bene che questo segnale non venga preso sottogamba e che chi deve e può controllare accenda un faro su questa vicenda a tutela di tutti i candidati – in primis quelli più esposti quali i candidati sindaci – del Consiglio comunale e delle Circoscrizioni. Non possiamo correre il rischio di una campagna di intimidazione per allontanare la gente dal diritto/dovere di votare.
Un plauso all’unico politico scaligero – Massimo Ferro di Forza Italia – che oggi si è preso la briga di prendere carta e penna e di rilasciare una dichiarazione di solidarietà alla vittima di questo gesto: «Condanno senza se e senza ma la volgarità e la violenza di cui è stato oggetto il sindaco di Verona. La politica – anche quella che ci vede su posizioni diverse – non usa mai questi mezzi beceri, volgari e violenti. Solidarietà a Federico Sboarina. Rivolgo un invito alle coscienze democratiche a tenere alto il ruolo del confronto costruttivo». Assordante il silenzio (almeno sino all’orario di pubblicazione di questo post, 18.33) degli altri candidati sindaci.