Nel mese di aprile lavoro in crescita in Veneto nel raffronto tra assunzioni e cessazioni dei rapporti a tempo indeterminato, determinato e di apprendistato. Il saldo è di +13.700 posizioni, con 37 mila posti guadagnati nei primi quattro mesi dell’anno. Sono dati nettamente migliori rispetto a quelli registrati nel 2020, in piena crisi sanitaria, e nel 2021, periodo caratterizzato dall’avvio della campagna vaccinale e dai primi segnali di ripresa economica. Lo mostrano i dati elaborati dalla “Bussola”, l’analisi periodica di Veneto Lavoro sull’occupazione nelle varie province.

E’ proprio la provincia di Verona, insieme a Venezia, a trainare lo sviluppo del bilancio occupazionale in Veneto. Verona in particolare ha fatto registrare in aprile un aumento di 5000 posizioni lavorative, mentre Venezia sale di +8.300 posti. Province in grande evidenza anche grazie al positivo andamento stagionale, caratterizzato da nuovi contratti legati al terziario in zone a grande vocazione turistica. Saldi positivi anche a Padova, Treviso e Vicenza, con un aumento di assunzioni oltre il 30% rispetto al 2021. Nel Veneto centrale il rimbalzo della domanda di lavoro è inferiore perché meno pesante era stata la caduta occupazionale del 2020, per la tenuta della struttura manifatturiera. L’unica provincia che tra gennaio e aprile registra un bilancio negativo è Belluno, caratterizzata nei primi mesi dell’anno dalla conclusione dei rapporti stagionali legati al turismo invernale.

Veneto Lavoro maggio 2022 1 scaled

Ma rispetto al primo trimestre dell’anno la crescita sembra aver subito un rallentamento: il saldo gennaio-marzo 2022 ha registrato un bilancio occupazionale simile a quello del 2019, però il saldo di aprile è inferiore a quello degli anni pre-pandemia, quando si era sempre mantenuto saldamente sopra le +19 mila unità. Il bilancio positivo del primo quadrimestre è dovuto in larga parte ai contratti a tempo sia determinato (+24 mila) che indeterminato (+13.300), mentre i contratti di apprendistato registrano un calo di 400 unità. Si conferma e si consolida però anche in aprile la tendenza alla crescita delle assunzioni in apprendistato e delle trasformazioni a tempo indeterminato. Sono infatti proprio le trasformazioni e non un cattivo andamento della forma contrattuale ad aver causato il saldo negativo dell’apprendistato, tendenza che tuttavia in aprile si inverte.

Le assunzioni, in totale 56.200 ad aprile e 208.600 da inizio anno, segnano nell’ultimo mese un aumento del 68% rispetto al 2021 e sono quasi quattro volte quelle registrate nel 2020, con una crescita più sostenuta per le donne e i giovani. Il 30% sono a part-time, quasi la metà nel caso delle donne. In aumento anche le cessazioni, che ammontano a 42.500 ad aprile (+54%) e a 171.600 nel quadrimestre (+43%). Quasi metà delle cessazioni avviene per fine termine di contratti a tempo determinato e un altro 40% circa per dimissioni, la cui crescita si conferma nel recente periodo. Raddoppiano i licenziamenti, ma il confronto con il 2021 è condizionato dal blocco allora vigente e si tratta in ogni caso di una quota marginale, attorno al 7%, rispetto al totale delle cessazioni.

A livello settoriale tanto nell’industria che nei servizi, a causa dell’effetto rimbalzo, crescono di più i comparti che nel 2021 avevano le maggiori difficoltà, come calzaturiero, occhialeria, concia, trasporti, turismo, editoria e cultura. Il solo settore dei servizi turistici, composto in prevalenza da attività ricettive e di ristorazione, conta nei primi quattro mesi dell’anno 46.800 assunzioni sulle 208.600 complessive, a fronte delle 11.300 del periodo nel 2021. Editoria e cultura triplicano le assunzioni sull’anno scorso, mentre i servizi informatici e finanziari crescono meno anche per la buona tenuta durante la pandemia. Nel complesso nei servizi le assunzioni crescono dell’85%, nell’industria del 32%, mentre l’agricoltura, condizionata da fattori colturali e climatici, cala del 7%.

Al 30 aprile i disoccupati iscritti ai Centri per l’impiego veneti risultano nel complesso 279.463, cui si sommano 108 mila persone occupate con impiego compatibile con la conservazione dello stato di disoccupazione per motivi di durata o di reddito.