(di Paolo Danieli) Gigliola Cinquetti quando andò al Festival di San Remo del 1964 e vinse cantando “Non ho l’età” aveva 16 anni. Allora San Remo era ancora San Remo e il fatto che l’avesse vinto una ragazza di Verona fece un certo effetto in città. Gigliola abitava in via Pescetti, Valdonega, e i nonni paterni in Stradone Arcidiacono Pacifico. Alla domenica spesso andavano a messa tutti assieme al Duomo. Li vedevo sempre perché abitavo lì di fronte. Subito dopo la brava ragazza che non aveva l’età vinse anche l’Eurofestival, quello che oggi si chiama Eurovision Song Contest in omaggio all’egemonia anglo-americana. La sua fama andò oltre i confini e crescendo confermò che se vinse non fu un caso, ma che le doti per fare una carriera artistica di tutto rispetto le aveva eccome.
La prova più difficile fu quella di scollinare il ’68. La contestazione globale fu uno tsunami anche per la musica. Cambiò tutto. S’imposero generi e artisti nuovi. Molti di quelli esistenti vennero spazzati via. Quelli che rimasero anche dopo la buriana sessantottino vuol dire che erano forti, che avevano le carte in regola per durare. E la Cinquetti, con intelligenza e discrezione, fu tra questi. Cresciuta, imboccò una strada artistica più impegnata, ricercando più che il successo, che peraltro già aveva avuto, la qualità dei brani e dei testi, rifuggendo sempre la logica di essere sotto i riflettori a tutti i costi e costruendo nei fatti un personaggio artistico, ma anche umano, che oggi, a distanza di 60 anni e a buon diritto può ricevere l’ovazione del Pala Olimpico di Torino cantando di nuovo sul palco dell’Eurovision Song Contest “Non ho l’età”.
E pensare che a lei, Gigliola Cinquetti, veronese, dell’età non gliene frega proprio niente. In un mondo in cui le donne dello spettacolo inseguono stupidamente quell’eterna giovinezza che le rende patetiche e tutte simili a Topo Gigio, lei si presenta acqua e sapone come allora, con qualche ruga in più che la rende bella almeno come quando l’età non ce l’aveva.