I medici del SSN sono 100 mila. Uno ogni 600 abitanti. A Cuba, paese del terzo mondo, ce n’è uno ogni 150. Entro il 2024 di questi 100 mila 40 mila se ne andranno in pensione o andranno a lavorare nel privato o nella libertà professione. Si stima che solo 10/13 mila possano essere rimpiazzati dai neo-laureati in medicina. Evidentemente sono troppo pochi per rispondere alle esigenze del sistema. Questo per gravi errori di programmazione per i quali non ha pagato nessuno e tantomeno s’è sentito qualcuno mettere davanti alle proprie responsabilità chi ha sbagliato: i ministri dell’Università che si sono susseguiti da quando è stato istituito il numero chiuso fino ad oggi.
Fra il 2019 e il 2021sono andati in pensione 12 mila medici. Fra il 2022 e il 2024 ne andranno in pensione altri 10 mila. Inoltre fra 2019 e 2021 hanno abbandonato l’ospedale altri 9 mila. Se questa tendenza continuasse entro il 2024 dovremmo perderne altri 9 mila. Si arriva così alla somma di 40 mila.A fronte di tutto questo c’è una maggior richiesta di salute da parte della società, dove anche a causa della pandemia, è aumentata la consapevolezza di quanto sia importante la salute e la prevenzione delle malattie. Senza contare tutto quell’aggravio di lavoro che il Covid ha portato nelle strutture sanitarie.
Ma alla fine in problema è sempre quello. Ci possono anche essere nuove dotazioni e finanziamenti per il SSN provenienti dal Pnrr, come gli 11 mila posti letto min più previsto per il 2026, ma se non ci sono i medici? La soluzione, a parte l’abolizione del numero chiuso a Medicina e l’utilizzo dei 18 mila specializzandi, che sempre medici sono, è di incentivare la permanenza al lavoro dei pensionandi, il ritorno in servizio dei pensionati che lo vogliano, e maggiori compensi per i medici dipendenti del SSN e degli Ospedali.