Il viaggio di Salvini in Russia per andare da Putin e cercare di aprire una strada per la pace alla fine non c’è stato. La decisone del capo della Lega è avvenuta dopo aver consultato Lorenzo Fontana, veronese, responsabile della politica estera del partito. Fontana, messi sul piatto della bilanciare e contro della missione del suo capo, è arrivato alla conclusione che la missione era rischiosa, come ha dichiarato ieri in un’intervista al Corriere della Sera. Ha espresso a Salvini tutti i suoi dubbi ed è stato ascoltato. Quindi niente viaggio. Almeno per ora. Perché, come spiega Fontana nell’intervista “da tempo cerva di fare ogni sforzo per avvicinare la pace e far tacere le armi”. E sono tentativi che vengono fatti anche da esponenti di altri paesi europei. Quindi nessuna meraviglia. Le motivazioni sono innanzitutto di carattere umanitario, ma anche dettate dalla preoccupazione che se la guerra prosegue possano esserci “problemi gravi e pressanti” per l’Italia. E poi, prevede l’esponente veronese leghista, “rischiamo di avere situazioni esplosive in medio oriente e in nord Africa con interi stati che non disporranno degli approvvigionamenti necessari”. Il riferimento al fatto che la contrazione della produzione e delle esportazioni di grano dall’Ucraina ed il conseguente aumento del prezzo ricadrà prima di tutto sui paesi poveri che non si potranno permettere di acquistarlo. Una prima avvisaglia c’è già in Tunisia.
Infine, richiesto di una previsione sulla stabilità del governo Draghi e sulla possibilità di una crisi prima della fine della legislatura, Lorenzo Fontana ha escluso che questo possa accadere per volere della Lega: “da parte nostra questo pericolo semplicemente non esiste”.