Dico, ma vi ricordate che belle le elezioni della Prima Repubblica? si arrivava alla sera del lunedì e tutti avevano vinto. Chi guadagnava lo 0.1%, chi teneva in provincia, chi conquistava le grandi città. Un mondo fantastico che però possiamo provare a riprodurre anche dopo questo primo turno delle Amministrative 2022. I dati sono relativi a 264 su 265 seggi (a distanza di oltre dodici ore qualcosa evidentemente non va in un seggio), ma il trend è sufficientemente consolidato per iniziare a “giocare” coi numeri.

Base di partenza di questo nuovo monopoly sono i dati riclassificati che L’Adige ha pubblicato sabato (qui per i drogati di politica che vogliono riguardarselo). Iniziamo da quanto sono cresciute/calate le due coalizioni che andranno al ballottaggio. E qui, tutto sommato, Sboarina non ha cannato nella sua analisi post-voto: il centrodestra ha raccolto sostanzialmente i voti del 2017 nonostante l’epistassi rappresentata dagli elettori no-vax e “libertari” assorbiti dai candidati Zelger, Sautto e Barollo: sono 3.712 voti sottratti al centrodestra che non troveranno spazio in alcuna ipotesi del prossimo Consiglio comunale. La coalizione Sboarina (che nel frattempo aveva incassato l’appoggio anche “informale” di due liste del 2017: Giorlo e Casa Pound) chiude con poco più di mille voti di lista in meno rispetto a cinque anni fa. Qui è evidente la crescita di Fratelli d’Italia, trainata da una Giorgia Meloni in gran spolvero a livello nazionale che quindi ha portato voto d’opinione: FDI è il partito nazionale che cresce di più a Verona ribaltando i rapporti di forza attuali nel Centrodestra.

Altro dato interessante, il peso della lista del sindaco: cinque anni fa teneva al suo interno anche i candidati di VeronaDomani, lista che ha incassato l’appoggio di Giorlo, ma ha visto uscire l’elettorato che è confluito assai probabilmente in Noi con l’Italia: il saldo, alla fine, è sostanzialmente pari.

Se il Centrodestra non collassa, nemmeno si può dire che il Centrosinistra sfondi: Damiano Tommasi incassa i voti del 2017, il saldo attivo di pari a mille369 elettori conquistati. Ma qui la rivoluzione sta nel carattere più civico che politico che oggi caratterizza il Centrosinistra: prima di Tommasi il peso delle liste locali era del 16,6%. Con Tommasi si sale al 54,5% del totale dei voti. Tommasi si “prende” tutti i voti dei CinqueStelle e una aliquota importante degli elettori del PD e dello stesso Bertucco: una cannibalizzazione (in parte favorita dallo stesso PD) che ha avuto un suo peso e che potrebbe condizionare i rapporti futuri di questa coalizione. Di certo, un’iniezione di autonomia dai partiti nazionali per l’ex calciatore che non guasterà nei prossimi corpo-a-corpo con Federico Sboarina per conquistare il turno di ballottaggio.

Altra annotazione: scompare il popolo della famiglia, o meglio le tematiche su aborto, famiglia naturale e gender vengono assorbite da Fratelli d’Italia che ne diventa il referente politico più accreditato relegando in una posizione davvero minoritaria i movimenti autonomi che sono cresciuti in questi anni cavalcando queste tematiche.

elezioni 2

Terzo rassemblement, quello che resta fuori dal ballottaggio: Flavio Tosi. Due i fattori da evidenziare: Forza Italia e l’abbandono degli elettori. E’ evidente che è la coalizione che perde più voti, al conto finale mancano più di 12mila voti, un terzo di quelli avuti nel 2017. L’assenza dalla competizione del leader è costata caro al movimento di Michele Croce così come cinque anni di assenza dai gangli del potere ha ridotto il bacino elettorale dell’ex sindaco. Gli astensionisti, insomma, abitano in larga parte tutti qui. Con due eccezioni: Fare, che cresce di quasi il 50%, con capolista Patrizia Bisinella e Forza Italia dove l’iniezione di Alberto Bozza porta ad un risultato che in pochi avevano previsto (e, onestamente, L’Adige non era fra questi). Questo apre un nuovo orizzonte politico: gli Azzurri potrebbero essere non ostili ad una OPA lanciata su Forza Italia da Flavio Tosi che porterebbe in dote quasi 17mila voti in città rendendo il partito di Silvio Berlusconi nuovamente il primo in riva all’Adige. Per chi ricorda il periodo Galan-Brancher ecc un incubo più che un sogno, ma è evidente che c’è un bacino elettorale centrista che non è scomparso e che si trova a suo agio nell’area tosiana.

La partita su chi guiderà il Centrodestra a Verona nei prossimi anni, insomma, è tutt’altro che decisa.