(di Bulldog) Chi vince e chi perde? Chi guadagna di più dal possibile apparentamento di Forza Italia-Flavio Tosi con Federico Sboarina nel prossimo turno di ballottaggio? La domanda sta scervellando più di un politico davanti ad uno scenario, preparato evidentemente da tempo, ma che è arrivato come un fulmine a ciel sereno, un colpo di tempesta che ha sparpagliato le carte sul tavolo da gioco della politica scaligera. Intanto che loro decidono, noi proviamo a mettere in fila possibili vantaggi e probabili svantaggi per i vari protagonisti della vita pubblica di Verona. In rigoroso ordine alfabetico, così nessuno s’incazza.

Federico Benini: il top scorer del PD gongola, si frega le mani. E’ una buona notizia: per battere Tommasi (e l’astensionismo) debbono mandare in campo tutto, ma proprio tutto, il centrodestra. Con un effetto perverso: l’elettore di centrodestra penserà di avere già vinto (e quindi andrà al lago), quello di centrosinistra si arruolerà in massa per salvare la democrazia. E tutto questo bendiddio è gratis!

Davide Bendinelli: Italia Viva aveva appoggiato un Tosi civico, del buon governo. L’ingresso in Forza Italia, e la coabitazione con Fratelli d’Italia e Lega, allontana il partito di Renzi dalle stanze dei bottoni scaligeri. Un futuro con Calenda appare più gestibile, ma assai meno divertente.

Michele Bertucco: troppa grazia, in un colpo solo gli ridanno le chiavi della narrazione di una Verona del cemento, in mano a vecchi e nuovi amministratori infedeli, in preda agli appetiti di pericolosi speculatori. Che lo sia o meno è un’altra storia, ma Bertucco ne trarrà un gran vantaggio.

Federico Bricolo: Salvini ha chiamato Tosi. Davanti al pericolo della vittoria di Tommasi i dissidi del passato vengono seppelliti. La chiusura del fronte tosiano, con una sua stabile collocazione in FI, paradossalmente placa  l’infiammazione dei mesi scorsi. La Lega può tornare  a concentrarsi sul suo bacino elettorale riprendendo le fila della sua politica.

Michele Croce: questa tornata elettorale non ha premiato l’ex presidente di AGSM che oggi vede il suo alleato cambiare campo politico e collocarsi col suo nemico giurato, Sboarina. Uno scenario certamente non previsto.

Tommaso Ferrari: per l’alfiere della nuova politica, in crescita nei consensi, un ulteriore assist  a partita quasi finita. Del gioco “vecchio contro nuovo” è uno di quelli che ci guadagna di più.

Ciro Maschio: da leader del primo partito del centrodestra a secondo e non “inter pares”. Con un’azionista di maggioranza che insidierà costantemente il sindaco di FDI in una sorta di Vietnam scaligero che logorerà più d’uno. Fra tutti, è uno di quelli che ci guadagna meno.

Matteo Gasparato: il futuro delle liste civiche con tre partiti nazionali del centrodestra che cubano  in città più del 42% diventa davvero complicato. Si perde un po’ del potere sin qui conquistato, a meno di non ricollocarsi in uno dei tre big. La minoritè de blocage, però, è un’altra cosa.

Alberto Giorgetti: ritorno alla grande. Nella serata più difficile per il centrodestra il suo nome è stato quello indicato da tutti per fare da pontiere, per riaprire un dialogo con Flavio Tosi cercando di tutelare tutte le parti in gioco. Ruolo favorito dall’esser stato il mentore di Federico Sboarina e dall’esser stato uno dei pochi a spendersi per portare Patrizia Bisinella alla vittoria cinque anni fa. La sua credibilità è l’asso nella manica di quanti vogliono arrivare all’accordo velocemente.

Filippo Grigolini: come per le Civiche dovrà ricostruire il rapporto coi partiti maggiori che però avranno dalla loro numeri già determinanti per essere autosufficienti alle elezioni.

Federico Sboarina: il rischio di essere la “vittima sacrificale” sull’altare dell’unità del centrodestra è reale. Molto dipenderà dal peso della spada di Brenno: chi Tosi metterà in Giunta (difficile arrivi lui in posizione subalterna al sindaco), quali enti economici vorrà Forza Italia, e la gestione quotidiana del consiglio comunale la cui componente verrà rivoluzionata (qui i nostri conteggi aggiornati). Tosi sarà una presenza ingombrante, da prendere o lasciare, che chiederà al sindaco di accettare anche di fare talvolta “l’anatra zoppa”. Ma Sboarina ha ancora un asso nella manica: può andare da solo, sfidare Tommasi e rivolgersi direttamente agli elettori di centrodestra. In fondo, non sta scritto da nessuna parte che non possa funzionare.  

Damiano Tommasi: un buon generale è quello che ha la fortuna nello zaino, diceva Napoleone. L’hanno chiamato chierichetto, missionario, anima candida. Ma è il caso di chiamarlo, alla palermitana “culoso”, fortunello.  Gli hanno consegnato, come regalo, gratis, tutto il giochino “nuovo vs vecchio”. Lui contro quindici anni della stessa amministrazione, fatta dalle stesse persone. Può inventarsi quello che vuole.

Flavio Tosi: chapeaux bas. Uscito dalla porta del primo turno rientra dalla finestra al ballottaggio come leader del partito di maggioranza relativa in città. Chiamate Lillo Aldegheri, testimone della stagione democristiana-socialista, perché d’ora in poi sarà di scena il fioretto della politica, il meglio del doroteismo. E solo lui ce lo potrà spiegare. Quanto a Flavio, evergreen della politica, oggi ha tutte le carte in mano. Gli può andare male soltanto se il sindaco uscente fa saltare il tavolo e sfida da solo Tommasi. E’ un’ipotesi possibile. Queste sono ore per grandi professionisti del poker. Il vero Poker Verona Hold’em

Alberto Zelger: poteva guidare l’ala anarco-libertaria da dentro il consiglio. Oggi ne è fuori. Andando contro negli anni sia al sindaco uscente che a quello precedente (indimenticabili i suoi attacchi a Patrizia Bisinella sulla difesa della vita in Parlamento…). Una traversata nel deserto è all’orizzonte.