(Di Gianni Schicchi) Il complessino è formato da Eric Burton, cantante e busker e da Adrian Quesada, produttore e chitarrista. Affidandosi ad una tradizione già rodata, la coppia trae ispirazione dai colpi di colore delle vibrazioni di Marvin Gaye, dalle spinte sociali di Gil Scott-Heron e da quell’inevitabile fascino da blaxploitation di Curtis Mayfield, senza per questo risultare banale. Il sound dei Black Pumas flirta così con un passato carico di orgoglio e intuizioni, carismaticamente valorizzato dall’ugola calda e intensa di Eric Burton. Il duo è vincitore del Best New Band agli Austin Music Awards 2019 e citato anche in nomination come Best New Artist ai Grammy Award 2019.
Giovedì 7 luglio e venerdì 8 al Teatro Romano invece ancora una prima nazionale per la 74/a stagione al Teatro Romano. Si tratta di una produzione Khora con l’Estate Teatrale Veronese, “Il mio cuore è con Cesare”, dal Giulio Cesare di Shakespeare, nell’adattamento di Tommaso Mattei, con le musiche originali di Giacomo Vezzani, con il performing live di Umbria Ensemble, formata da Massimo Mercelli al flauto, Maria Cecilia Berioli al violoncello e lo stesso Giacomo Vezzani alla parte elettronica.
Il recital ripercorre la tragica vicenda delle Idi di Marzo raccontata da Shakespeare nel “Giulio Cesare”. Un racconto che prende le mosse dalla celebre orazione funebre di Antonio, incastonando un dramma in cui i personaggi, cospiratori o fedeli a Cesare, sono totalmente ambigui, né positivi né negativi, né luci né ombre: sono innanzitutto politici, che agiscono in conseguenza o in nome del potere, sono anime guidate dall’ambizione. E l’ambizione è per natura ambivalente, mai solo buona, mai solo cattiva. Tutti agiscono senza alcuno scrupolo, anche quando sembrano farlo a fin di bene. Il fine giustifica i mezzi e nessuno si tira indietro. Cassio e Bruto hanno agito per il bene della Patria o per segreti rancori? Marco Antonio non è solo l’amico leale di Giulio Cesare, sa usare la parola a proprio vantaggio, utilizzandola per i propri fini. È un abile manipolatore che, attraverso la retorica, riesce ad avere l’appoggio del popolo romano, in un momento in cui sembra davvero impossibile.
Così fuoriuscendo prepotentemente da quella damnatio memoriae cui gli eventi succedutisi alla più famosa congiura della storia lo hanno condannato, ripercorre insieme al pubblico i tragici fatti e le devastanti emozioni di cui è stato protagonista e testimone, fino proprio a quell’orazione funebre rimasta nella storia del teatro, che sfruttando il testamento di Cesare, in cui nomina propri eredi tutti i cittadini di Roma, compie l’impossibile: riconquistare il favore del popolo, che ora si scaglia contro i cospiratori.
La conclusione è talmente vibrante da sembrare paradossale: il male che gli uomini compiono si prolunga oltre la loro vita, mentre il bene viene spesso sepolto assieme alle loro ossa. Le musiche originali composte da Giacomo Vezzani e suonate dal vivo dall’Umbria Ensemble, con l’ausilio dell’elettronica live, seguono come una colonna sonora cinematografica il dipanarsi della narrazione, fino al compiersi del drammatico finale.