(di Giorgio Massignan) Domenica avremo il ballottaggio per eleggere il sindaco di Verona. Ai due candidati, vorrei ricordare che ci fu un tempo in cui la nostra, era considerata una città importante, aperta, cosmopolita, ricca di cultura e con una delle più floride economie d’Europa.

Era la Verona di Cangrande I della Scala. Non fu solo un abile conquistatore ed un raffinato politico, ma anche un ottimo amministratore.  Per la città di Verona fece parecchie riforme, rivide gli statuti cittadini, regolò lo status domus mercatorum relativo al commercio, all’artigianato ed alle professioni, e soppresse alcuni vecchi abusi e privilegi. Anche ai nostri giorni, sarebbe opportuno che alcuni privilegi, che stanno godendo diverse categorie, fossero rivisti e regolati. Cangrande sviluppò economicamente e culturalmente la posizione strategica di Verona, quale porta d’accesso per le popolazioni e le merci provenienti dall’area tedesca. Posizione che andrebbe attentamente valutata anche ora, per sviluppare il ruolo intermodale e logistico della nostra città.  

Cangrande, potenziò la produzione di tessuti pregiati e la funzione di Verona quale deposito e mercato per le merci. Innalzò palazzi, chiese, ponti e fontane.  Rafforzò la cinta delle mura cittadine, che ampliò; costruì il sistema delle mura a sud, e realizzò a nord est un profondo vallo, tutt’ora presente, tra San Giorgio e Porta Vescovo. Protesse l’accesso per via d’acqua e costruì una torre difensiva sull’Adige. Portò la sua corte ad un livello internazionale, invitando i più famosi artisti, letterati e uomini di scienza di quel periodo. A dimostrazione della sua liberalità, ospitò importanti esuli politici, quali Lapo degli Uberti, della famiglia di Farinata. Fu un generoso patrono delle arti ed ebbe un interesse particolare per l’eloquenza, che lo portò ad aggiungere la cattedra di retorica alle sei già stabilite negli statuti.  Patrocinò ed ospitò il sommo poeta Dante dal 1312 al 1318, maturando stima ed amicizia reciproca.

Non si pretende di trovare un secondo Cangrande, ma un sindaco che non si faccia influenzare dai personaggi e dalle consorterie che, da troppo tempo, gestiscono Verona, a prescindere dal colore delle Giunte.  Che riporti Verona ad essere la città della pace e della solidarietà. Che inserisca nella pianificazione del territorio i sistemi della mobilità, del verde e culturale- museale. Che recuperi il patrimonio edilizio non o sottoutilizzato. Che il Centro Storico e le periferie abbiano pari dignità, con residenze, negozi vicinali, servizi e spazi di aggregazione sociale. 

Che i luoghi della nostra città tornino ad essere sicuri e non in balia di teppisti violenti.  Che Verona non sia più considerata un centro dell’intolleranza e dell’integralismo, ma una città aperta, solidale e con importanti attrattive culturali. Infine, che il sistema degli edifici storico-monumentali destinati alla funzione culturale, con la loro relativa pianificazione all’interno del tessuto urbano, rappresenti la spina dorsale della progettazione della città. Cangrande ci ha lasciato una grande Verona, è necessario ritrovarla.