Qual è la visione dell’economia scaligera per i due candidati al ballottaggio? Anche il mondo economico guarda con attenzione a quanto uscirà dalle urne domenica sera: ci sono in ballo investimenti miliardari sulla città (dalle grandi infrastrutture al central park alla variante 29) e Palazzo Barbieri ha la chiave per far correre o meno la macchina amministrativa che questi investimenti autorizzerà e seguirà. Abbiamo chiesto a Federico Sboarina ed a Damiano Tommasi (in stretto ordine alfabetico), nella foto il loro faccia-a-faccia a TeleArena, il loro pensiero su alcuni temi di particolare rilevanza. Ecco le loro risposte.
D. Il sindaco di Verona è uno dei principali imprenditori della città: ha il controllo societario, o possiede quote di società attive nell’economia reale e nei servizi, di molte imprese. Nel 2019 il totale dell’attivo di queste realtà ammontava a 2,117 miliardi€ con 1,565 miliardi€ di patrimonio netto e 310 milioni€ di ricavi caratteristici. Il patrimonio immobiliare del Comune è immenso (comprende persino un aeroporto all’interno del perimetro urbano…). Cosa intende fare per valorizzare questo patrimonio? Immagina una campagna di privatizzazione degli asset che ritiene meno strategici?
Federico Sboarina: «Il sindaco di Verona è l’amministratore delegato di una grande società, con miliardi di attivo, migliaia di dipendenti, ma soprattutto 260 mila clienti a cui rendere conto in totale trasparenza. La redditività dell’attività economica non deve mai essere disgiunta dalla missione primaria che è l’erogazione di servizi efficienti ai 260 mila veronesi. Direi che i dati del nostro bilancio consolidato di gruppo confermano la buona gestione della galassia Comune di Verona. Abbiamo tutti gli indicatori in attivo, cosa che ad esempio non succede a Milano dove il Comune ha dichiarato il dissesto finanziario. La valorizzazione è ovviamente ciò che sta alla base di questi risultati, e che continueremo a fare.
Pensiamo solo al patrimonio immobiliare, l’acquisto per nove milioni delle case Azzolini di Borgo Roma è un investimento che si è già rivalutato. Basti pensare alla completa ristrutturazione che faremo con i 15 milioni del Pnrr, che cambierà anche la viabilità del quartiere. Altrettanto vale per le case Agec con l’operazione sul super-bonus, che metterà a terra altri 60 milioni. La fusione Agsm-Aim ha già portato già ad extradividendi per i soci oltre al raggiungimento degli obiettivi aziendali con due anni di anticipo. Quanto al taglio dei rami secchi, ricordiamo, che le partecipazioni non funzionali sono soggette alla legge Madia, e sono già cinque quelle dismesse finora».
Damiano Tommasi: «Gli asset strategici non devono innanzitutto essere luoghi dove sistemare amici, e gli amici degli amici. Uno dei primi atti che vorremmo approvare per dare un segnale di cambiamento, è quello di costituire una “commissione di esperti per la trasparenza nelle nomine” delle partecipate. Intendiamo, inoltre, avviare un piano di razionalizzazione di tutte le aziende partecipate, prevedendo la riduzione del numero degli amministratori e là dove possibile indicando soltanto l’amministratore unico. Bisogna saper valorizzare gli asset che devono essere credibili e rispondere a logiche aziendali se vogliamo essere attrattivi e competitivi.
Quando necessario, il processo di valorizzazione può passare anche attraverso il coinvolgimento dei privati. Quindi razionalizzazione, trasparenza e competenza sono le parole che devono caratterizzare il nostro operato. Non dimentichiamo che abbiamo un patrimonio d’impresa che va ulteriormente valorizzato (siamo una delle capitali dell’agroalimentare) con una fucina di talenti per i quali vorremmo mettere a disposizione un hub tecnologico dove imprese e università, quindi giovai e competenze consolidate, possono progettare insieme creando anche nuovi servizi per la città».
Nell’immediato Dopoguerra, la politica veronese è stata la protagonista principale della ripresa economica: quali iniziative intende adottare per favorire l’insediamento di imprese esterne, anche internazionali, a Verona? che condizioni ponete agli imprenditori che vogliono insediarsi a Verona?
Federico Sboarina: «La nostra città è da tre anni stabilmente nella top ten delle classifiche nazionali per qualità della vita e il recente studio di Confindustria ‘Verona 2030’ la indica fra le poche città in crescita demografica. Segno evidente di un trend consolidato di fiducia che dobbiamo continuare a far crescere. Sono diverse le leve da azionare, prima tra tutte quella per lo ‘stop burocrazia’.
La forte spinta alla digitalizzazione ha già portato all’azzeramento dell’arretrato dei nostri uffici tecnici, dove è stato aggiunto personale di supporto. A breve tutto si potrà fare online da qualsiasi parte del mondo, e già questo è un notevole vantaggio.
Subito dopo verrà realizzato lo ‘sportello imprese’, un unico interlocutore per velocizzare tutte le esigenze burocratiche di chi vuole avviare un nuovo insediamento a Verona e anche chi è già insediato e desidera ampliare. Ma per essere effettivamente attrattivi agli investitori è la leva fiscale/economica che gioca la sua importanza, un ambito in cui si è più efficaci se si lavora in squadra, infatti proseguiremo l’investimento con Camera di Commercio per garantire attraverso bandi la liquidità a condizioni vantaggiose a sostegno del rischio di impresa. Inoltre, il Comune studierà sgravi sulla Tari sia per sostenere le nuove imprese sia per consolidare le esistenti. I parametri andranno individuati, così come è stato fatto durante emergenza Covid, arrivando a riduzioni fino al 75%».
Damiano Tommasi: «L’attrazione di nuovi investimenti e la creazione di nuovi posti di lavoro è una delle priorità del nostro programma. Intendiamo migliorare il ruolo del Comune come soggetto propulsivo e attivo dello sviluppo sostenibile della città, anche attraverso la creazione di una struttura di euro-progettazione, in collaborazione con l’Università, supervisionata da un assessorato comunale dedicato, con il compito di elaborare idee e e progetti, identificare le opportunità di finanziamento, predisporre la partecipazione ai relativi bandi, monitorare l’utilizzo dei fondi e definire le politiche di incentivazione degli investimenti produttivi nel territorio, sfruttando proprio la disponibilità di fondi pubblici (nazionali e non). Sappiamo, inoltre, che per attirare nuovi investimenti è necessario velocizzare le pratiche burocratiche e coltivare relazioni coi responsabili dei corridoi strategici europei.
Servono persone competenti all’opera sulle strategie che governano la logistica per favorire l’attrazione e lo sviluppo delle attività imprenditoriali. Siamo ai vertici per quanto riguarda l’occupazione nel terziario ma abbiamo perso gran parte della forza lavoro nel manifatturiero. Ora si tratta di rivedere i processi, che non sono più gli stessi degli anni 90. Tra i nostri obiettivi c’è quello di istituire un polo tecnologico che stimoli lo sviluppo dell’economia territoriale e possa far ripartire il settore manifatturiero. Dobbiamo cercare di dare a coloro che desiderano venire a lavorare a Verona i servizi che mancano, non solo per la logistica, e ragionare assieme su ulteriori servizi che possono essere utili, e per farlo ci deve essere la più ampia apertura possibile. Va, inoltre, ricordato che oggi Verona non è nelle prime posizioni delle classifiche delle città per il benessere della qualità della vita e per la qualità dell’aria, e sono in molti a scegliere di lasciare la città, tra cui tanti giovani. In 15 anni Verona ha perso quindicimila under 35 che sono andati a cercare nuove opportunità all’estero. Il nostro impegno è quello di alzare gli standard della qualità di vita e dei servizi per i giovani, per le famiglie e anche per le donne, che devono essere supportate meglio per poter esercitare il lavoro, e che hanno sofferto molto nel periodo di pandemia. Abbiamo allo studio un piano per potenziare la mobilità dolce che avrà come conseguenza il miglioramento della qualità dell’aria e della vita nei quartieri»
Fondazione CariVerona: gli sviluppi dell’operazione Unicredit hanno ridotto patrimonio e redditività dell’ultima cassaforte veronese costringendola ad un’operatività essenzialmente immobiliare. Come intendete rapportarvi con la Fondazione?
Federico Sboarina: «Fondazione Cariverona è un’istituzione di primaria importanza per la nostra città, un ente che negli anni ha avuto e continua ad avere ruoli significativi non solo nell’erogazione di aiuti attraverso i bandi ma anche per la gestione delle partecipazioni comuni, penso ad esempio all’aeroporto Catullo. Nel rispetto dei ruoli e delle rispettive mission, il dialogo con il Comune è sempre stato aperto e continuerà ad esserlo nell’interesse condiviso per Verona, così come è stato nel recente confronto sulla valorizzazione immobiliare di via Garibaldi, o la collaborazione per l’ex Ghiacciaia a Borgo Roma. Sinergie, scambio di visione e lavoro di squadra è quindi il metodo da applicare anche in altri campi, si potranno trovare altri settori di intervento, naturalmente sempre nel rispetto delle rispettive competenze».
Damiano Tommasi: «Va senz’altro riaperto un dialogo strategico con Fondazione Cariverona, e ciascuno deve fare il suo per dare maggiore impulso al territorio. Una città cresce se le istituzioni più forti del territorio sono alleate. Se ciò non accade, possiamo avere anche la miglior amministrazione ma non possiamo crescere. Finora le Fondazioni hanno fatto la scelta di vincolarsi ad un unico investimento, che rappresentava l’azionista di riferimento, portando a svalutazioni del proprio patrimonio. Noi riteniamo che il Comune debba farsi promotore di un dialogo costante e propositivo con la Fondazione, contribuendo a fornire un indirizzo nelle scelte. E vanno cambiate le modalità di assegnazione dei fondi, lavorando a monte sui bisogni. Lo stesso dicasi per gli interventi diretti. In ambito immobiliare, si possono fare investimenti che non siano necessariamente a fondo perduto, attivando strategie, e dove è possibile investendo sulla parte culturale, creando sinergie nei vari ambiti di cui si occupa una Fondazione.
Ci proponiamo di coinvolgere la Fondazione, e naturalmente l’Università, in alcune iniziative strategiche, come: l’istituzione di un Forum sulla Transizione Economica, Ambientale e Socio-demografica, con rappresentanti delle istituzioni locali, che abbia il compito di identificare emergenze/rischi e opportunità in essere, proponendo soluzioni in linea con l’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile dell’Area Urbana Veronese; la creazione di un forum scientifico, tecnologico ed imprenditoriale per lo sviluppo sostenibile, che faccia da integratore dei diversi soggetti già esistenti in tale ambito per favorire e incentivare la conoscenza ed il trasferimento tecnologico, a supporto di PMI, imprenditoria femminile e start up (giovanili e non); creare e diffondere le opportunità imprenditoriali offerte dalle tecnologie (Internet of Things); favorire lo sviluppo di corsi di formazione professionale e ITS che rispondano alle istanze delle PMI del territorio».
Variante 29, Central Park e ridisegno urbano: intende proseguire su questa strada che ha portato in città investimenti per non pochi milioni ed ha riavviato il settore edile- immobiliare? Alla luce dei primi progetti avviati, intende apportare dei correttivi o sviluppare qualche particolare focalizzazione?
Federico Sboarina: «L’urbanistica e i lavori pubblici sono gli ambiti in cui la mia Amministrazione ha lavorato molto, lasciando segni tangibili. Ricordo solo che gli ultimi grandi lavori pubblici a Verona risalgono ai Mondiali di Italia 90, mentre in questi ultimi 5 anni sono già partiti i cantieri ai due caselli autostradali, aeroporto, restauro dell’Arena, Arsenale e tutte le opere che serviranno entro il 2026 per le Olimpiadi. A questo si aggiunge l’attività dei privati che, attraverso le decine di varianti urbanistiche approvate fra cui la numero 29, hanno messo in moto una trasformazione che sta cambiando il volto di Verona. Il tutto senza consumo di suolo, ma trasformando le molte aree dismesse con moderni servizi per i cittadini e togliendo le situazioni di degrado urbano. Questo processo è irreversibile e continuerà, sono infatti in corso i recuperi di 44 edifici autorizzati dalla variante 29, ma ci sono tante altre esigenze meno grandi ma altrettanto importanti. Ecco perché fra le prime cose che faremo sarà il nuovo Pat, da cui deriva un nuovo Piano degli interventi per le esigenze dei privati. Infine, abbiamo già deliberato e faremo il secondo Peba-Piano abbattimento barriere architettoniche (quello per il centro storico è già stato fatto) per intervenire su tutta la città e per accedere ai fondi Pnrr in vista delle Olimpiadi 2026 quando in Arena ci sarà la cerimonia inaugurale delle Paralimpiadi. Porteremo a termine il molto già avviato, impegnandoci per ancora maggiore sviluppo».
Damiano Tommasi: «Siamo contenti se arrivano investimenti che migliorano il territorio e che non prevedono consumo di suolo. Questa variante ha un limite: è mancata la regia del pubblico e il dialogo con i quartieri. Credo si debba prima avviare un dialogo, che sia alla base dell’accordo tra pubblico e privato. Ad oggi ci risulta che nessun intervento sia stato ancora avviato. Gli interventi sull’area del ex manifattura tabacchi non rientrano nella Variante 29 ma sono oggetto di un accordo di programma con la Regione. Se vogliamo portare nuovi investimenti a Verona e creare attrattività, dobbiamo far sì che questi abbiano un ruolo centrale di pianificazione urbanistica del Comune e soprattutto che ascoltino i quartieri nella fase di progettazione per individuare le opere compensative utili ai quartieri stessi».