Le vittorie hanno sempre molti padri. Specialmente il giorno dopo. Le sconfitte sono sempre orfane. Più facile rivendicare i meriti del successo piuttosto che riconoscere gli errori che hanno portato all’insuccesso. E’ nella natura degli uomini. Ma è anche della loro intelligenza cercare di chi sono i meriti delle vittorie e le responsabilità delle sconfitte.

L’elezione di Tommasi a sindaco di Verona è una grande vittoria per qualcuno ed una pesante sconfitta per altri. 

Per quel che riguarda la parte vincente, senza togliere meriti a nessuno, va detto che è a Traguardi che va intestato il merito più grande della vittoria. E’ stata l’associazione Traguardi che ha inaugurato quel nuovo corso del centrosinistra che ha portato ad individuare in Tommasi la candidatura vincente che si è inserita alla perfezione nella strategia comunicativa di questo gruppo di giovani, per lo più nuovi della politica, guidati da Tommaso Ferrari e da Pietro Trincanato, che ha fatto il miracolo di strappare Verona al centrodestra.  Con tutto il rispetto per il ruolo giocato dall’apparato del Pd, va detto che è stato Traguardi, col suo modo di comunicare fresco e informale, che ha permesso a Tommasi di raggiungere dei settori dell’elettorato prima irraggiungibili.

Come tutte le sconfitte anche quella del centrodestra la si vorrebbe far passare per un orfanella. Invece ha padri e madri. Da quanto successo nel 2002 i capi romani sapevano che il centrodestra diviso avrebbe perso. Se davvero avessero voluto, Meloni, Salvini e Berlusconi avrebbero trovato il modo di arrivare all’unità. Sono tutti e tre politici navigati e la politica è l’arte del possibile. Si sono limitati alla moral suasion, poco credibile per loro che sono stati i primi a dare il cattivo esempio dividendosi a livello nazionale: Salvini nel 2018 quando è andato a governare coi grillini, la Meloni nel 2020 quand’è rimasta fuori dal governo Draghi e Berlusconi nel 2022 con l’elezione di Mattarella. Ma di padri della sconfitta ce ne sono anche a Verona. Ma ne parleremo in seguito. Prima bisogna che la ferita smetta di sanguinare.