(di Bulldog) C’è qualcosa del cupio dissolvi del centrodestra veronese che inizia a starmi profondamente sui coglioni. Tanto e quanto i commenti più disparati che si leggono lanciati come perle di saggezza da gente che ha campato di politica, che è vissuta a fianco della politica, e che oggi si scopre vergine. Pronta a trovare colpevoli. Anzi, un colpevole. Beh, così è troppo facile. Son buoni tutti e non costa fatica sparare sulla Croce Rossa. Tanto non può difendersi. Una modalità stracciona di prendere le distanze che non fa onore. Davvero.

Perché non è stato bocciato uno solo. Ma è tutto il centrodestra ad essere bocciato. E non da un mondo cinico e baro, da una sinistra che le ha rubato il posto, ma dalle lotte di palazzo fra due anime di uno stesso rassemblement che hanno governato assieme e che si sono divise anni fa senza mai spiegare bene sino in fondo le ragioni di un dissidio talmente  grande che a distanza di così tanto tempo è stato impossibile ricomporre.

Il centrodestra è stato battuto chiaramente dagli elettori che prima hanno annichilito, in maniera chiara, senza appello, le velleità di Flavio Tosi di tornare a fare il sindaco; e poi quelle di Federico Sboarina di restare a fare il sindaco.

E l’astensionismo non c’entra niente. Un veronese su due non ha votato perché, semplicemente, nelle democrazie mature non è più un obbligo esprimere la propria opinione; perché sono sempre più numerosi i nuovi veronesi che hanno ancora un interesse limitato nella vita della propria città. Va a votare chi ci crede per davvero, chi vuole impegnarsi nella vita pubblica, chi si appassiona ai temi della propria città. Vota chi trova una ragione in più per andare. Era così cinque anni fa. E’ stato così in questa tornata.

Il Centrodestra quella motivazione in più non l’ha data. Tommasi sì, evidentemente.

Gli elettori hanno mandato a casa un rassemblement  litigioso che ha usato la stessa campagna del 2007 – negri, comunisti, sporco, degrado – senza guardare alla realtà che tutti potevano osservare. Senza mai parlare di futuro.

Prendiamo l’esempio delle baby gang. Ad un certo punto sembrava che Verona fosse preda di squadracce di latinos o maghrebini dediti alle peggiori nefandezze. Poi le baby gang da tante si sono ridotte a una, e tutto il clamore sollevato è risultato essere una mossa per dare ad un padre con difficoltà ad educare la possibilità di continuare a perseverare nell’errore e, perché no, di avere magari uno strapuntino in politica.

Ora, la pubblica opinione non è stupida. E ne ha le palle piene di vivere con la paura che viene instillata, giorno dopo giorno, goccia dopo goccia, titolo dopo titolo, dalla politica. Banalmente, se ci sono le baby gang vuole la polizia in strada a fare le retate (e guarda caso, appena tagliato il capo dell’unica baby gang, appena finita la campagna per il primo turno il problema è scomparso). Se ci sono regolamenti sanitari non vuol sentire nella politica un florilegio di cacadubbi. E se c’è un problema politico, lo vuole vedere risolto in maniera lineare e definitiva e  non assistere a cinque anni di botta-e-risposta sui giornali per cui quello fatto dall’altro è sempre sbagliato. Banalmente, l’opinione pubblica voleva e vuole un sistema di trasporto pubblico moderno, efficiente e pulito. E da quindici anni questo centrodestra non glielo ha saputo dare. Un tram, un cazzo di tram…che ci vuole?!

E’ questa assenza di visione del futuro, di prospettiva per la città e non soltanto per legittime ambizioni personali o per le lobby,  ad essere bocciata dai veronesi.

E, soprattutto, agli elettori – ditelo ai vostri consulenti – non piace assistere al mercato delle vacche fra primo e secondo turno. Non apprezza che un politico faccia il giro dei partiti sino a che non trova il posto che più gli piace o gli conviene. Il centrodestra la finisca col chiagni-e-fotti: avrebbe perso anche con l’apparentamento. Perché semplicemente era davvero difficile per la  “gente normale” votare due che si mettono assieme odiandosi. La gente non è fessa e legge verbale e paraverbale meglio, molto meglio, degli spin doctor.

Come avrebbe funzionato il ticket Sboarina-Tosi? Sarebbe durato lo spazio di un mattino, si sarebbe rotto al momento di fare la giunta. E  gli elettori questo l’hanno sempre saputo.

Ora il centrodestra ha due strade: filibustering violento a Palazzo Barbieri per impedire a Damiano Tommasi di governare; oppure, avviare un’opposizione seria, sui contenuti, che punti a salvare quanto di buono fatto negli ultimi cinque anni. Che non è poco. Central park, olimpiadi, infrastrutture, riconversione aree dismesse: non sono patrimonio della destra o della sinistra, ma di Verona.

Da come si comporterà il centrodestra nei prossimi cinque anni capiremo se c’è una nuova classe dirigente che può uscire dalla traversata nel deserto con un’idea nuova e vincente di città, oppure se ci ritroveremo nel 2027 con una destra rancorosa, prigioniera del passato. Coi protagonisti del passato. Nel qual caso, la traversata sarà semplicemente più lunga.