(Di Gianni Schicchi) L’obiettivo di dedicare una grande mostra (la prima in assoluto) al pittore veronese Giovan Francesco Caroto (1480 – 1555) era quella di presentarne l’evoluzione attraverso gli anni, fino al ruolo di artista riconosciuto, nell’ultimo ventennio di vita. Sotto il titolo Caroto e le arti tra Mantegna e Veronese, la mostra rimarrà aperta al Palazzo della Gran Guardia, con oltre 120 opere esposte, provenienti da alcune delle più prestigiose collezioni internazionali, collocandosi idealmente tra i due grandi eventi promossi in passato dal Comune di Verona: Mantegna e le Arti a Verona 1450-1500 (settembre 2006 – gennaio 2007) e Paolo Veronese. L’illusione della realtà (luglio – ottobre 2014).
L’evento è stato reso possibile attraverso una serie di interventi conservativi, sostenuti appositamente per l’esposizione veronese, con un’estesa campagna di analisi diagnostiche, servita alla salvaguardia della sua opera e per approfondirne l’operatività tecnica. L’evento ha potuto contare sull’appoggio di vari istituti del sistema museale veronese, dal Museo di Castelvecchio, a quello degli Affreschi “Giovanni Battista Cavalcaselle”, all’Archeologico del Teatro Romano, al Lapidario Maffeiano, a quello di Storia Naturale, accanto ad un’ampia rete di collaborazioni e prestiti nazionali e internazionali, con un ruolo strategico svolto da due partner scientifici: i musei di Palazzo Ducale di Mantova e del Castello Sforzesco di Milano, testimoni dell’esperienza itinerante di Caroto, che esercitò la sua attività artistica tra Verona, Mantova e Milano.
Tra i prestatori, anche collezionisti privati e importanti istituzioni museali internazionali: la Fondazione Accademia Carrara di Bergamo, il Palazzo San Sebastiano e il Palazzo Ducale di Mantova, le Gallerie degli Uffizi di Firenze, le Estensi di Modena, il Castello Sforzesco e la Pinacoteca di Brera di Milano, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, il Louvre di Parigi, il Museo Brukenthal di Sibiu, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, lo Staatliche Antikensammlungen und Glyptothek e lo Staatliche Graphische Sammlung di Monaco di Baviera, lo Szépművészeti Múzeum di Budapest, lo Städelsches Kunstinstitut di Francoforte.
La rassegna è co-prodotta da Civita Mostre e Musei, realizzata con la collaborazione del Dipartimento Culture e Civiltà dell’Università di Verona, che ha ottenuto il patrocinio del Ministero della Cultura e della Regione del Veneto, sostenuta dai contributi di Airbnb, Fondazione Città Italia, Soroptimist Club di Verona e la sponsorizzazione tecnica di ERCO. Media partner: Radio Monte Carlo, Internazionale, Finestre sull’Arte, Creation e PSC Promos Comunicazione.
L’arte a Verona, nella prima metà del XVI secolo, fiorita tra i due giganti Andrea Mantegna e Paolo Caliariil Veronese, è un periodo ancora da indagare a fondo. Non mancarono in quegli anni figure di grande qualità e di personalità inconfondibili nel campo della pittura, della miniatura, dell’architettura, da Girolamo dai Libri, a Francesco Morone, Paolo Morando il Cavazzola, Francesco Torbido il Moro, Nicola Giolfino, Gian Maria Falconetto e Michele Sanmicheli.
Giovan Francesco Caroto, allievo di Liberale da Verona, lavorò a Mantova, alla corte dei Gonzaga, sotto l’egida di Mantegna; a Milano, al servizio di Antonio Maria Visconti; a Casale Monferrato, alla corte del marchese Guglielmo IX Paleologo. Conobbe e apprezzò la pittura fiamminga e quella nordica, spostandosi tra Milano, Verona e Venezia, ma anche quella di Raffaello e dei suoi seguaci, tanto da rendere credibile l’ipotesi di un suo viaggio per studi a Roma. Esercitò la pittura, la miniatura, il disegno naturalistico, la medaglistica, la statuaria. Si dedicò soprattutto alla pittura devozionale pubblica e privata (Pale d’altare, Madonne con il bambino), ma raggiunse forse i suoi esiti più personali e felici nel ritratto e nella pittura di paesaggio. Secondo i curatori, “è l’emblema della capacità degli artisti veronesi di muoversi su aree geografiche diverse della Penisola riuscendo a contaminare quanto appreso in gioventù e inserendo la loro città in una complessa rete di relazioni artistiche. Inoltre, la biografia di Giovan Francesco Caroto è in qualche modo emblematica per comprendere l’evoluzione dei fatti artistici padani durante i primi quattro decenni del XVI secolo.
La sua formazione e i suoi spostamenti dimostrano l’importanza del sistema delle piccole corti italiane nella formazione del linguaggio della “maniera moderna”, ma soprattutto l’avvicendamento del ruolo guida nel paesaggio artistico italiano che si attua attorno alla metà del secondo decennio del Cinquecento, con il dialogo serrato e innovativo giocato tra Milano e Venezia. La mostra raccoglie per la prima volta e mette a confronto gli esiti di anni di ricerche di studiosi dell’arte veronese e milanese, sulle sfaccettate relazioni che hanno legato i due vivacissimi centri di produzione culturale dell’epoca”.
Il percorso espositivo è articolato in nove sezioni che evidenziano momenti particolari della carriera di Caroto e significativi aspetti dei suoi interessi e della sua personalità artistica. Sei sezioni hanno un impianto espositivo tradizionale, mentre tre ospitano installazioni multimediali: 1. Giovan Francesco Caroto, tra Verona e Mantova, all’ombra di Mantegna; 2. In viaggio tra Milano e Casale Monferrato; 3. Giovan Francesco e l’arte del ritratto; 4. Giovanni Caroto pittore; 5. Verona, gli anni della maturità; 6. I Caroto e la famiglia Della Torre; 7. Da Caroto a Paolo Veronese: nuovi orizzonti della pittura veronese; 8. Giovanni Caroto testimone di antichità; 9. Tra arti e scienze naturali: la bottega dello speziale e la Wunderkammer del museo Calzolari.
All’interno delle sezioni, i curatori hanno voluto far sperimentaremodalità innovative per la narrazione, in particolare tramite tre installazioni multimediali, progettate in collaborazione con l’impresa creativa Culturanuova, per favorire l’accessibilità e l’approfondimento dei temi proposti anche attraverso l’utilizzo di tecnologie che permettano una fruizione “immersiva” da parte del pubblico. Si tratta di: “Le sinopie dell’Annunciazione di Giovan Francesco Caroto”, “Caroto testimone di antichità” e “Caroto speziale e la Wunderkammer del Museo di Francesco Calzolari”.
Disponibile anche un percorso di visita accessibile tramite App a cura di Civita Mostre e Musei, dedicato alle persone non vedenti, realizzato con il contributo di Fondazione CittàItalia, sviluppato intorno a dodici opere appartenenti alle collezioni civiche, con il possibile reimpiego futuro nel percorso museale di Castelvecchio. A cura dell’azienda ARtGlass invece la realizzazione di un gioco didattico: una speciale caccia al tesoro, in realtà aumentata attraverso le sale espositive, che i giovani visitatori, tra gli 8 e i 12 anni, ma anche i loro genitori e accompagnatori, avranno modo di seguire su un tablet incluso nel biglietto di ingresso. La mostra apre da martedì a domenica dalle 10,30 alle 19,30. La biglietteria chiude un’ora prima.