(di Paolo Danieli) Anche guardando quello che è successo a Verona non ci sono dubbi: proporzionale. E’ questo il sistema elettorale da adottare prima delle politiche dell’anno prossimo. Centrodestra e centrosinistra non esistono più. E siccome il sistema maggioritario vive di bipolarismo, essendosi disgregati i poli, non ha più senso.

E se quando ne avevo parlato un anno fa a molti pareva azzardato, oggi l’adozione del proporzionale è una possibilità concreta. E’ favorevole il Pd e se ne comincia a discutere anche nel centrodestra, inizialmente arroccato sul maggioritario.
E’ vero che con i problemi che ci sono discutere di legge elettorale potrebbe sembrare una perdita di tempo. Ma non è così. Anche perché una cosa non esclude l’altra. Si possono affrontare caro energia, Covid, guerra e inflazione e allo stesso tempo scrivere le regole con le quali gli italiani dovranno scegliere il Parlamento nella prossima primavera. 

Prima però una premessa. 

La legge elettorale dovrebbe essere una e sempre quella, scritta nella Costituzione. Cambiarla di tanto in tanto a seconda di come tira il vento è un’idiozia, che puzza d’imbroglio. Un imbroglio con il quale le maggioranze del momento scrivono le regole del gioco a loro uso e consumo. La Costituzione sotto questo aspetto è carente. Per cui, specie dopo la discutibile riforma che ha  ridotto di un terzo il numero dei parlamentari, si rende necessario cambiare anche le regole per eleggerli. 

La legge elettorale in vigore è una porcata. Un ibrido maggioritario/proporzionale che non permette agli elettori di scegliere i propri rappresentanti, ridotti a dei nominati dai capi partito. E allora c’è solo un modo per far funzionare la democrazia: il proporzionale con le preferenze. L’unico modo per riportare il potere nelle mani del popolo sovrano e colmare la spaccatura fra cittadini e istituzioni. Per evitare la frammentazione si potrà stabilire una soglia di sbarramento al 3%, ma è fondamentale tornare alle preferenze, com’è già alle comunali, alle regionali ed alle europee. Un modo, tra l’altro, per far tornare la democrazia anche all’interno dei partiti.