Ma davvero i voti di Flavio Tosi sono stati determinanti nella vittoria di Damiano Tommasi? Ovviamente, l’assenza di apparentamento formale (così come di una chiara indicazione di voto che ancorasse Tosi al centrodestra) ha dato vento alle vele dell’attuale sindaco, ma questo passaggio di voti non sembra risultare dall’analisi dei flussi di voto dal primo turno al ballottaggio 2022 e se compariamo questi dati alle elezioni 2017.
Partiamo dai numeri: al ballottaggio 2022 sono risultati validi 93.848 voti ben 13.038 in più rispetto agli 80.810 validi delle amministrative del 2017 (Sboarina vs Bisinella, 46.962 contro 33.848 voti più quasi 5mila bianche: totale 85.112 voti). I nuovi votanti in assoluto (18enni al primo voto e nuovi cittadini/residenti) sono stati quest’anno poco più di 2mila, quindi rispetto a cinque anni fa sono andati a votare ben 11.038 elettori che erano mancati allora.
Quanti voti hanno preso al ballottaggio Tommasi e Sboarina? L’attuale sindaco ha incassato 50.118 voti validi, ben 7.016 in più rispetto al primo turno. Anche Sboarina è cresciuto, di ben 8.325 voti ma se al primo turno l’ex sindaco aveva preso più voti rispetto al primo turno di cinque anni fa (35.405 contro 33.440) al ballottaggio ha ricevuto meno consensi rispetto al 2017 (43.730 contro 46.962, ben 3.232 elettori che sono mancati).
Sboarina ha conquistato in questi cinque anni però 5.728 nuovi elettori al primo turno: infatti dal conteggio 2022 vanno tolti gli elettori di Forza Italia transitati dalla sua coalizione nel 2017 a quella di Tosi nel 2022. Cinque anni fa i berluscones erano stati 3.763. Se hanno seguito le direttive dei capi sono tutti finiti da Tosi. Sboarina è dunque cresciuto di suo al primo turno pescando, ad esempio, nell’elettorato di Michele Croce che non ha seguito il suo leader nell’accordo di lista con Tosi.
I dati relativi all’ex sindaco oggi forzista, l’analisi del suo risultato al primo turno, li trovate qui, in questo nostro articolo precedente. In sintesi “l’area tosiana” del 2017 (composta dai movimenti pro Tosi più tutti gli aggregati di quest’anno: Croce, berlusconiani ecc) perde in cinque anni un elettore su tre.
Il punto è, da dove arrivano i voti in più a Damiano Tommasi? Il centrosinistra “largo” di oggi, nel 2017 ha preso 36.110 voti, risultanti dalla somma dai partiti del centrosinistra classico (con dentro anche i voti di Michele Bertucco che cinque anni fa correva da candidato sindaco in solitaria) più i 10.386 voti ottenuti dai CinqueStelle. Già al primo turno questo centrosinistra largo aveva preso il 19% di voti in più, 43.102 in totale, percentuale salita al 38% al ballottaggio.
Di certo, dall’area tosiana sono arrivati i 335 voti del candidato di Italia Viva, l’ex sindaco di San Giovanni, Federico Vantini, con l’endorsement di Matteo Renzi, ma oltre questi, il nulla: è assai probabile che la forte crescita registrata sia direttamente collegabile a quell’elettorato di centrosinistra che nel 2017 non aveva candidati propri al ballottaggio e che quindi rimase bellamente alla finestra (ricordiamo che Patrizia Bisinella incrementò da 26.946 a 33.848 i propri voti fra primo e secondo turno del 2017: 6.902 voti in più). Oggi quell’elettorato aveva un candidato e lì si è portato. Tommasi ha ragionevolmente conquistato anche i voti dell’elettorato giovanile, le cui tematiche sono state totalmente ignorate dal centrodestra.
E i voti in più di Sboarina? Anche qui, non avendo sondaggi più scientifici, è logico attendersi l’adesione degli elettori di Forza Italia (ricordiamo gli ultimi appelli di Silvio Berlusconi), oltre 4mila400, cui si aggiungono altri 3mila800 anch’essi elettori di Tosi al primo turno. Insomma, è assai probabile che sia stato Sboarina ad incassare il sostegno dell’elettorato tosiano che però è arrivato tardi e condito da troppe polemiche. Di certo, il bacino dei voti tosiani era pari a 24.234 voti in assolto. Ne sono arrivati 8mila325: uno su tre.
Con l’apparentamento o un endorsement ufficiali questi voti sarebbero andati tutti a Sboarina? Manca la controprova e la campagna dell’ultima settimana avrebbe visto un altro centrosinistra contrapporsi al centrodestra unito. Meno leggero, meno beneducato, più aggressivo e con tutta la narrazione delle magagne di 15 anni di governo ininterrotto del centrodestra.
Ciò detto, la narrazione di Tosi determinante per il successo di Tommasi appare insomma una strategia che è utile al centrodestra per nascondere sotto al tappeto i suoi problemi e le cappelle dell’ultima settimana di campagna elettorale ed è utile allo stesso Tosi che così può spendersi ancora come il king-maker di queste elezioni. Non si comprende però perché il centrosinistra la utilizzi dato che non porta nulla e paradossalmente finisce per sminuire il lavoro della coalizione che ha vinto, senza bisogno di apporti esterni, le ultime amministrative.
Se ne riparla fra cinque anni.