(s.t.) La novità c’è ed è importante. Lega, PD, area Tommasi, ex amministrazione Sboarina: per tutti il futuro di Agsm-Aim sta in un’alleanza lungo il corso dell’Adige, da Bolzano sino a Vicenza, unendo Alperia, Dolomiti Energia e Agsm-Aim. Questo potrebbe, a sua volta, diventare un polo aggregante in grado di competere con A2A e con gli altri big player dl mercato italiano dell’energia. Soprattutto, sarebbe un gruppo fortissimo nell’auto-produzione da fonti rinnovabili, a cominciare dall’idroelettrico in cui può contare su oltre 80 invasi lungo l’arco alpino. E grazie alle normative di specialità questi impianti non verrebbero messi a rischio dalla fine delle loro concessioni.

E’ quanto emerso durante la trasmissione di RadioAdigeTV andata in onda questa sera, in cui si sono confrontati Paolo Paternoster (deputato della Lega ed ex presidente Agsm), Federico Testa (ex presidente di Enea nonchè vicepresidente di Agsm e in predicato di assumere un ruolo nell’amministrazione Tommasi), Gianni Dal Moro, deputato PD, e Stefano Bianchini, assessore uscente alle partecipate. Il confronto è stato moderato dal giornalista Alessandro Bonfante e dal nostro Beppe Giuliano.

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Ma quali sarebbero i punti di forza del nuovo polo energetico al quale starebbe lavorando con grande determinazione l’AD di Agsm-Aim, Stefano Quaglino? Il fatturato aggregato risulterebbe, a dati 2021, pari a 6,1 miliardi con una produzione di energia elettrica superiore a 8.300 GWh. I clienti concentrati nelle tre province (fra le più ricche del Paese, ma anche in diverse migliaia di comuni italiani) sono quasi 2 milioni. L’Ebitda di gruppo, il margine operativo lordo, avrebbe superato a fine 2021 i 630 milioni di euro, con una capacità di investimenti vicina ai 400 milioni.

Un colosso che sulla carta potrebbe confrontarsi con A2A, che fattura 8,3 miliardi. Ma è sulle sinergie che la municipalizzata veronese-vicentina potrebbe migliorare i propri dati di redditività e sostenibilità. Bolzano ha un termovalorizzatore mentre Verona no; Bolzano non ha una discarica, il gruppo Agsm-Aim sì, a Torretta di Legnago; Verona avrà un impianto per la produzione di biometano (l’ex Cà del Bue) che potrebbe diventare un polo per tutta l’eventuale newco. E poi c’è un’indubbia competenza sul fotovoltaico e sull’eolico: anzi, Agsm fu la prima società pubblica italiana a sperimentarlo e introdurlo.

Politicamente il dato è importante perché cancella i sospetti del centrodestra di un centrosinistra pronto a traghettare verso la Lombardia – di identico colore politico – la multiutiliy veronese. E potrebbe rimuovere anche le paure di una colonizzazione lombarda, magari facilitata dai buon i rapporti di Tommasi con Sala e i sindaci di Bergamo e Brescia. La soluzione cui tutti tendono sembra quindi essere un’altra, molto più in linea con le tradizioni del territorio. Un passo in avanti molto significativo.

Una convergenza politica che andrà messa alla prova, ma che è apparsa chiaramente dallo scambio di battute fra gli ospiti della trasmissione. Paternoster ha sottolineato l’importanza di esplorare possibili rapporti con i “vicini” della Valle dell’Adige. “Dolomiti-Alperia sarebbero un buon partner anche per ulteriori sinergie. Vicenza è un buon primo passo, ma si può andare oltre. Se invece fossimo andati con A2A o Hera anche noi oggi non conteremmo più niente, come è successo a Padova e a Trieste. Per Agsm-Aim bisogna comunque ridefinire la governance per garantire una linea diretta tra amministrazione comunale e vertici aziendali, perché parliamo della società più strategica per Verona”.

Secondo Testa “ciò che accade sul fronte energia dimostra che bisogna ragionare su basi più ampie di quella dei singoli comuni. L’asse nord-sud è ragionevole, ma occorre seguire un percorso trasparente, confrontare le alternative e scegliere quella che dal punto di vista industriale e come prospettive risponde meglio ai bisogno di energia che si stanno trasformando rispetto alle fonti tradizionali e alle rinnovabili”. Dello stesso avviso Dal Moro: “Bisogna scegliere con chi fare alleanze strategiche nei territori vicini a noi. Finora siamo andati casualmente, e condivido che sia meglio guardare a nord. L’importante è non svendere e garantire l’efficienza. Le municipalizzate vanno razionalizzate e rese produttività, con CdA snelli, se possibile con un amministratore unico. E il management deve essere tecnico e restare fuori dalle logiche della politica”.