Oggi Verona è stata invasa pacificamente dal variopinto corteo del ‘gay-pride’, letteralmente ‘orgoglio omosessuale’. Migliaia di persone, per lo più giovani, più femmine che maschi, hanno sfilato per il centro della città ballando e scandendo gli slogan tipici della galassia LGBT. Assieme alle bandiere arcobaleno anche qualcuna rossa con la falce e il martello. “Manifestazione autogestita e non finanziata da nessuno, senza padroni” hanno tenuto a precisare gli speaker che hanno guidato il corteo su due camioncini addobbati con tutte le varie sigle dell’area progressista.
Come previsto il sindaco Damiano Tommasi è sceso da Palazzo Barbieri per andare a portare il proprio saluto davanti al Liston, riaffermando l’impegno della propria amministrazione di “far sentire chiunque vive o anche solamente si trovi a passare per Verona a casa sua. E lo si ottiene difendendo i diritti e la libertà di ciascuno”.
Giunge invece inaspettata la dichiarazione di Matteo Gasparato, presidente dell’associazione Verona Domani che, approvando “a titolo personale” la decisione di Tommasi di presenziare alla manifestazione, ha affermato che il ‘gay pride’ “tutela i diritti di tutti, che testimonia la pluralità e l’apertura di una città troppo spesso dipinta come oscurantista, chiusa, integralista.” E dopo aver definito i diritti dell’individuo non negoziabili ha assicurato che “in futuro sarò in prima linea con Verona Domani contro ogni discriminazione, tanto più se basata sull’orientamento sessuale.” “Comprendo anche che la marcia dell’orgoglio omosessuale a Verona – ha concluso Gasparato- riveste un forte significato politico che sottolinea per la città un netto cambiamento rispetto al passato, ma credo anche che sui diritti personali non ci si debba dividere in recinti .