La prima nomina in un ente economico di primaria rilevanza rischia di diventare il primo scoglio politico per Damiano Tommasi. Nei giorni scorsi il sindaco si era “indicato” quale rappresentante del Comune di Verona nel nuovo CDA dell’AutoBrennero, quella A22 dove ci sono in ballo un project financing per evitare che la concessione venga messa a gara europea con un impegno di 7 miliardi di investimenti nel potenziamento della principale dorsale di collegamento dell’Italia coi mercati europei.
Con lui altri due veronesi si so no “auto-convocati”: Giuseppe Riello per la Camera di Commercio e Alessandro Montagnoli per la Provincia. Tre consiglieri per Verona, peccato che i posti disponibili siano due e non tre.
I tre, inoltre, sono tutti di sesso maschile e andrebbe introdotta la quota di genere. Quindi, dei tre autonominatisi consiglieri due dovranno abbandonare per dare spazio ad una donna e per “assenza di posto”. Questa scelta di solito era frutto di una concertazione fra i tre enti che insieme possiedono il 12,7187% del capitale sociale e nominano un vicepresidente (sino all’assemblea di ieri era l’attuale presidente della Provincia scaligera, Manuel Scalzotto).
Chi perderà il posto? Il candidato meno forte, e quindi più spendibile, è Giuseppe Riello che controlla l’1,6972% della AutoBrennero e quindi pesa molto meno del 5 percento e passa degli altri due azionisti veronesi. L’AutoBrennero ha per ora lasciato in sospeso le nomine dei rappresentanti dei soci veronesi e la vicepresidenza. A Verona bisognerà dunque trovarsi e parlarsi. Manuel Scalzotto si propone di fare lui da “facilitatore” del summit, ma (anche in attesa del team di esperti che sosterrà Tommasi in tema di partecipate) le polemiche politiche sono partite immediatamente. Daniele Polato, consigliere regionale FdI e consigliere comunale a Verona, va giù pesante: “Se il buon giorno si vede dal mattino -sottolinea in una nota – non è stato certo un gran bell’inizio quello del sindaco Tommasi ieri a Trento in A22. Nel suo primo appuntamento importante fuori dalle mura di Verona, ha già collezionato la prima brutta figura. Tutti gli altri soci hanno tranquillamente nominato i loro rappresentanti in CDA tranne Verona, perché il sindaco non è riuscito a fare il sindaco. Nei cinque anni precedenti, il capofila dei tre soci veronesi è sempre stato il Comune. Ricordo la lunga e difficile partita contro la statalizzazione voluta dall’allora ministro Toninelli. L’abbiamo evitata perché il sindaco Sboarina ha aggregato non solo i veronesi, ma anche tutti i soci del sud fino a Modena. Anche stavolta con le nomine, bastava parlarsi con Provincia e Camera di Commercio per evitare di arrivare con tre nomi per due posti e diventare la Cenerentola della A22. Tommasi invece ha pensato solo a nominare se stesso salvo scoprire in assemblea come funziona. Partite importanti come le strategie nelle Partecipate non possono essere gestite con le buone intenzioni, ci vogliono la buona amministrazione e la massima competenza specie nelle assemblee di società che devono lottare per ottenere il rinnovo della concessione e produrre un project financing da 7 miliardi. Il buonismo delle magliette gialle qui non funziona, ci vuole preparazione e basta. Senza contare la figuraccia sulle quote rosa, che per la sinistra vanno bene solo quando devono applicarle gli altri. Alla Brennero, Tommasi se n’è fregato. Il rispetto della parità di genere deve essere garantita anche da Verona che ha due nomine da fare. Quindi adesso il sistema Verona si trova in un doppio vicolo cieco: due persone su tre di quelle candidate devono fare un passo indietro. Sarà interessante vedere chi lo farà”.